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Assemblee societarie da remoto, la Commissione europea mette in mora l’Italia


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Nel mirino della Commissione europea la norma che continua a consentire la modalità remota alle assemblee societarie anche in assenza di specifica previsione statutaria. 

La possibilità di svolgere assemblee da remoto è stata introdotta durante il periodo dell’emergenza sanitaria della pandemia ed è stata oggetto di diverse proroghe, l’ultima in ordine di tempo è stata disposta con la Legge 21 febbraio 2025 n. 15 di conversione del Decreto Milleproroghe.

La norma, a detta dell’ esecutivo di Bruxelles, mina la libertà degli azionisti di scegliere senza limitazioni il proprio rappresentante per le assemblee generali, imponendo invece un rappresentante designato a livello di società. In tal modo viene violato il diritto degli azionisti, ai sensi della direttiva 2007/36/CE , di presentare delibere per qualsiasi punto all'ordine del giorno, compresi quelli di nuova introduzione, negando così ai rappresentanti designati dalla società gli stessi diritti di cui godrebbero gli azionisti che essi rappresentano.

La Commissione ha quindi ritenuto doveroso inviare all’ Italia una lettera di costituzione in mora [ INFR(2025)4004 ] per il non corretto recepimento della direttiva sui diritti degli azionisti ( Dir. 2007/36/CE ). L’Italia dispone ora di due mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione, trascorsi i quali, in assenza di una risposta soddisfacente, quest'ultima potrà decidere di emettere un parere motivato.  

La direttiva 2007/36/CE tutela e responsabilizza gli azionisti promuovendo la trasparenza, la responsabilità e il buon governo societario nelle società quotate.

Fonte: Commissione UE