Prosegue l’iter di approvazione del disegno di legge sul bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2026 e il bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028 [ A.S. 1689 ]
Dopo la prima tornata di audizioni, che ha visto tra il 3 e il 6 novembre auditi più di 70 soggetti tra organismi tecnici e istituzionali, associazioni datoriali , sindacati e realtà del Terzo settore, il calendario dei lavori vede fissata la scadenza del 18 novembre per la presentazione degli emendamenti. L’obbiettivo è di permettere all’Aula del Senato di approvare la Manovra 2026 entro il 15 dicembre, così da trasmettere poi il testo alla Camera che dovrà approvarlo, senza modificazioni, non oltre il 31 dicembre 2025 per scongiurare l’esercizio provvisorio.
Al fine di ottemperare a esigenze di brevità e chiarezza documentale, di seguito vengono esposti in sintesi gli esiti delle audizioni di Confindustria e delle Organizzazioni Sindacali confederali. E’ inclusa altresì la sintesi dell'audizione del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, considerata la stretta attinenza delle sue competenze al diritto del lavoro, alla normativa fiscale e alla previdenza.
L’analisi della documentazione qui esposta rende possibile desumere sia le misure correttive che saranno formalizzate per iniziativa governativa, sia le istanze emendative avanzate in relazione al provvedimento.
Confindustria - L'associazione apprezza la disponibilità al dialogo del Governo ma considera la manovra di bilancio non adeguata per rilanciare la competitività delle imprese, data anche la sostanziale neutralità sul PIL a causa dei ristretti margini di intervento. Il nuovo iperammortamento è visto come un primo, parziale sforzo di sostegno agli investimenti. Tuttavia vengono evidenziate due criticità : la durata limitata ai soli investimenti effettuati nel 2026, mentre per la programmazione servono orizzonti triennali, e la necessaria attesa dei provvedimenti attuativi che ne limitano ulteriormente l’efficacia. Sempre in tema di incentivi alle imprese, tra le varie proposte si segnala la richiesta di stabilizzazione del credito d’imposta per la ZES Unica Mezzogiorno.
Oggetto di critica anche la nuova disciplina delle compensazioni fiscali, che si traduce nel divieto, a partire dal 1° luglio 2026, di utilizzare i crediti d'imposta agevolativi (come quelli legati a ZES, 4.0, 5.0 e R&S) sul modello F24 per compensare i debiti relativi a contributi previdenziali INPS e premi assicurativi INAIL. Confindustria sottolinea che la misura avrà un impatto "molto critico sul sistema produttivo", a fronte di un beneficio per la finanza pubblica ritenuto "relativamente contenuto".
Sul fronte lavoro sono ritenuti apprezzabili, in linea di principio, le misure volte a sostenere il potere d'acquisto dei lavoratori e di sostegno al rinnovo dei contratti collettivi, attraverso un regime fiscale di favore sugli aumenti salariali. Tuttavia anche in questo frangente vengono evidenziate delle criticità :
1. Misure non strutturali - Come per l’ iper e superammortamento, si tratta di misure non strutturali , un dato che produce incertezza per le imprese;
2. Disparità per rinnovi non detassati : La detassazione dei rinnovi contrattuali per redditi fino a 28.000 €, con un’imposta sostitutiva al 5% correlata alla data di sottoscrizione del CCNL applicato rischia di generare iniquità retributive. Pertanto viene proposto l’ampliamento alle tranches degli aumenti contrattuali previsti dai rinnovi sottoscritti prima del 2025 e l’innalzamento della soglia reddituale dagli attuali 28mila euro a 40 mila.
3. Premi di risultato e welfare – L’ ulteriore detassazione dei premi, con imposta sostitutiva dal 5% al 1%, è accolta con favore. Tuttavia viene suggerito di tenere in considerazione che la riduzione dell’ aliquota rischia di rendere meno conveniente per i lavoratori l’opzione della conversione in welfare, poiché la differenza tra il valore del premio totalmente convertito e l’ importo netto del premio che rimarrebbe al lavoratore diventerebbe minima. Quanto invece all’ innalzamento da 3.000 € a 5.000 € del limite annuo dell’imponibile ammesso al regime fiscale agevolato, viene evidenziato che la nuova soglia è largamente superiore alla media dei premi erogati dalle imprese e difficilmente potrà portare una vantaggio ai lavoratori.
Rimanendo in tema di lavoro, l’ Associazione degli industriali segnala anche la necessità di una revisione della tassazione sui premi di risultato con specifico riguardo al criterio dell’ incrementalità del risultato, ritenuto troppo stringente, e la possibilità di includere parametri non meramente economici legati a temi di sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa. Viene proposta, inoltre, la proroga del contratto di espansione come strumento di accompagnamento nelle transizioni occupazionali nelle imprese di maggiori dimensioni con processi di trasformazione industriale in atto (art. 41 del D.lgs. n. 148/2015).
Sul fronte previdenziale, le considerazioni si concentrano sui fondi pensione e la mobilitazione del risparmio. In quest’ambito Confindustria prende atto della mancanza di misure fiscali incentivanti l’adesione oltra a valutare l’opportunità di una revisione delle regole per rafforzarne la governance.
CISL – Il giudizio della CISL sulla Legge di Bilancio 2026 è articolato. Riconosce la validità del percorso di risanamento della finanza pubblica (obiettivo di deficit sotto il 3% e riduzione del debito/PIL), ma critica la dimensione contenuta della manovra (0,8% del PIL) e la mancanza di riforme strutturali incisive in vari ambiti.
La tassazione sui rinnovi contrattuali e premi produttività viene accolta con favore ma al contempo viene evidenziata che la norma, nella sua formulazione attuale, premia anche la contrattazione in dumping ed esclude i lavoratori del pubblico impiego. La CISL chiede di limitare il riconoscimento ai soli CCNL siglati dalle associazioni comparativamente più rappresentative per evitare effetti paradossali, con il rischio che l’ agevolazione si traduca in un incentivo all’applicazione di contratti scarsamente rappresentativi.
Accolto con soddisfazione anche l'abbassamento dell'imposta sostitutiva e l'innalzamento del limite massimo a 5.000 euro per la detassazione dei premi di risultato per il 2026-2027, ma si chiede di superare il criterio dell'incrementalità e di includere la partecipazione organizzativa dei lavoratori e la sostenibilità ambientale tra i parametri.
In materia di partecipazione, viene evidenziato un elemento di forte criticità, che condiziona il giudizio generale sulla manovra, il mancato rifinanziamento per il 2026 a sostegno delle iniziative previste dalla Legge 76/2025 sulla partecipazione.
Per quanto riguarda gli incentivi all’assunzione, la CISL avverte l’esigenza di un riordino per meglio orientare le agevolazioni verso aziende che assumono giovani NEET o che introducono misure per la conciliazione vita lavoro. Sempre in tema di incentivi, viene avanzata anche la richiesta di introdurre nuovi vincoli per legare le agevolazioni a piani industriali che forniscano garanzie occupazionali. Per il sindacato di via Po', su sostegno al reddito per le lavoratrici madri; rifinanziamento degli ammortizzatori sociali ; riduzione della seconda aliquota IRPEF il giudizio non può che essere positivo.
In merito alla proposta di incentivare la trasformazione del contratto da full time a part time per la lavoratrice o per il lavoratore con almeno 3 figli, viene espressa la totale contrarietà. La norma finirebbe infatti per aumentare il solo part-time femminile, considerando che già oggi oltre il 30% delle occupate in Italia ha un contratto part-time. Altro aspetto di divergenza riguarda la definizione agevolata dei carichi affidati all’ agente di riscossione poiché tali provvedimenti indeboliscono la fedeltà fiscale del contribuente nell’ attesa di condoni.
Su iper e super ammortamento, la Cisl valuta positivamente il ritorno all’approccio originario di industria 4.0 verso investimenti produttivi e alla modernizzazione degli impianti che peraltro vale circa 4 mld. La premialità è però oggetto di obiezione in quanto favorisce principalmente le grandi imprese con capacità di investimento senza la condizionalità occupazionale che vincoli gli investimenti alla creazione di lavoro stabile e qualificato.
Infine, in materia previdenziale, viene richiesta la piena sterilizzazione dell'aumento dei requisiti pensionistici, la riproposizione di "Opzione Donna" e "Quota 103" con regole meno stringenti.
CGIL – Molto critica la posizione della CGIL che, pur riconoscendo la previsione di misure positive in manovra, evidenzia la mancanza di strategia e progettualità per la promozione di una piena e buona occupazione, riconducibile anche all’assenza di un rafforzamento strutturale delle politiche attive, così come di strumenti per la gestione integrata delle crisi industriali e occupazionali.
Le misure fiscali previste dalla manovra – come la riduzione della seconda aliquota Irpef e la detassazione degli aumenti contrattuali – sono ritenute interventi parziali e insufficienti, che non compensano le perdite di potere di acquisto e lasciano escluse ampie fasce di lavoratori, in particolare nel pubblico impiego, oltre a poter supportare la contrattazione non rappresentativa con rischio di dumping salariale.
In tema di genitorialità e promozione dell’occupazione femminile, viene evidenziata la temporaneità delle misure senza affrontare i nodi strutturali. Secondo una prospettiva definita dalla CGIL “ antistorica e regressivia “, le misure sono focalizzate sulla maternità anziché sulla genitorialità completa. Manca una visione strategica integrata con welfare e conciliazione dove l’ uso predominante di contributi economici, come la riduzione del costo del lavoro, sostituisce investimenti strutturali in istruzione, trasporti e servizi di cura. Misure come il nuovo esonero contributivo per l’assunzione di madri di almeno tre figli ( art. 48 ), disoccupate da almeno sei mesi, vengono accolte con favore dalla CGIL che rimarca come valutazioni e monitoraggi di analoghe misure hanno già confermato che un reale sostegno alla genitorialità dei lavoratori e delle lavoratrici richiederebbe una vera e propria “ infrastrutturazione “ di servizi. Critico anche l’approccio alla proroga del contratto a termine per sostituzione maternità (Art. 51), vista come un rischio di precarizzazione strutturale, poiché non prevede vincoli di stabilizzazione e rafforza gli stereotipi che il lavoro di cura ricada solo sulle madri.
In tema di ammortizzatori sociali è stato rilevato come la manovra non presenti novità rilevanti ma si limiti a stanziare poco più di 400 mln di euro per la proroga delle misure in corso. Il sindacato ribadisce la improrogabile necessità di dotarsi di uno strumento unico e universale per la gestione delle crisi legate alle transizioni in corso che copra gli interi perimetri di siti complessi, filiere e distretti produttivi, con obiettivo “zero disoccupazione”.
UIL – Nella sua audizione la UIL sottolinea come il disegno di legge di bilancio prevede diverse misure di suo gradimento interpretate dal sindacato come un segnale di maggiore attenzione verso le proprie istanze. Viene accolta di buon grado la valorizzazione della sfera economica e sociale della contrattazione collettiva attraverso il collegamento diretto tra leva fiscale e dinamica dei rinnovi contrattuali.
In questo solco si collocano le misure sulla detassazione dei rinnovi contrattuali, quelle sulla produttività e sui trattamenti accessori. Tuttavia, come già sottolineato dagli altri sindacati confederali e associazioni datoriali, è opportuno anche per la UIL innalzare la soglia dagli attuali 28.000 € a 40.000 € così da includere una platea più ampia di lavoratrici e lavoratori e rafforzare l’impatto redistributivo della misura.
Per la detassazione dei premi di risultato, la UIL si limita ad evidenziare la scarsa diffusione della contrattazione di secondo livello e la necessità di un intervento mirato per estenderla anche alle PMI così da ampliare i settori e il numero di lavoratori beneficiari. In altri termini, per la UIL la detassazione dei premi necessità di una complessiva riforma, che colleghi in modo strutturale fiscalità, produttività e contrattazione, trasformandola da incentivo episodico a leva permanente e diffusa di redistribuzione salariale.
Per quanto concerne gli incentivi, viene ribadita la necessità che le agevolazioni siano legate a precise clausole sociali, all’aumento occupazionale e se riconosciuti esclusivamente nelle aziende che applicano e rispettano i contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, prevedendo opportuni meccanismi di verifica trasparenti e controlli ex post sull’effettiva trasformazione dei rapporti di lavoro in occupazione stabile e di qualità.
Sul fronte ammortizzatori sociali, secondo la UIL la proroga delle misure in deroga per tutto il 2026 conferma l'assenza di una visione riformatrice e strutturale in materia di ammortizzatori sociali, come già evidenziato nella precedente Legge di Bilancio.
Consulenti del lavoro - Il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro (CNODL) ha presentato le proprie osservazioni tecniche sul Disegno di Legge di Bilancio 2026, concentrandosi sulle misure che impattano direttamente sul lavoro, la previdenza e la fiscalità. Nel complesso, il CNODL ha espresso pieno apprezzamento per gran parte degli interventi volti a ridurre il costo del lavoro, sostenere i redditi e incentivare l'occupazione stabile, proponendo al contempo integrazioni per migliorarne l'efficacia, l'equità e la semplificazione.
Il Consiglio condivide con gli altri soggetti auditi le proposte di modifica alla detassazione dei rinnovi contrattuali ( innalzamento della soglia reddituale da 28 a 40mila euro ed estensione agli incrementi 2026 previsti da rinnovi ante 2025 ). In tema di incentivi, e con specifico riguardo all’esonero parziale per la ZES, viene suggerito di definire rapidamente i criteri attuativi per consentire la pianificazione aziendale.
In materia previdenziale, il CNODL invita il Governo a introdurre ulteriori stimoli all'adesione al "secondo pilastro" della previdenza complementare. Si auspica in particolare l'introduzione di un periodo di riapertura del "Semestre di silenzio-assenso" per il TFR e la facoltà di smobilizzo del TFR pregresso per le aziende con oltre 50 dipendenti. Apprezzamento viene espresso per la modulazione dell'adeguamento alla speranza di vita (Art. 43), che riduce l'incremento dei requisiti pensionistici a un solo mese nel 2027, e per le deroghe previste a favore dei lavoratori gravosi e usuranti, proponendo un'estensione della platea dei beneficiari.
Sebbene lo spirito di contrasto alle frodi fiscali sia condivisibile , in tema di contrasto alle indebite compensazioni ( art. 26 ), il CNODL critica la limitazione generalizzata dell'uso dei crediti non emergenti dalle dichiarazioni fiscali, in quanto porterebbe ad un danno sproporzionato e incertezza per i contribuenti corretti. A riguardo i consulenti propongono un sistema di controllo preventivo solo per crediti di importo elevato.
Aspra anche la critica alla misura che subordina il pagamento dei compensi dei liberi professionisti da parte delle P.A. alla dimostrazione di regolarità fiscale e contributiva (Art. 129, co. 10). La norma introduce un eccessivo aggravio burocratico sia per i professionisti (richiesta di doppia certificazione) che per le P.A. (moltiplicazione delle verifiche), rischiando di dilatare ulteriormente i tempi di pagamento. La proposta del Consiglio Nazionale chiede la riformulazione dell'articolo per consentire alle Pubbliche Amministrazioni di effettuare la verifica della regolarità direttamente d'ufficio, accedendo alle banche dati istituzionali (come già avviene in molti ambiti), in linea con i principi di semplificazione e digitalizzazione.
Per quanto riguarda i temi più strettamente attinenti al rapporto di lavoro, il giudizio espresso è sostanzialmente positivo per tutte le misure proposte salvo per la disposizione che riconosce la priorità di trasformazione in part-time ai lavoratori con almeno tre figli incentivata da un esonero contributivo (fino a 3.000 euro annui) per i datori di lavoro che accolgono tale richiesta. L’ intervento è visto come innovativo, in quanto tutela la dimensione familiare del lavoratore e incentiva la flessibilità organizzativa nelle aziende, ma viene chiesto che il diritto al part-time sia subordinato a una esplicita richiesta del lavoratore.
WST Law & Tax
