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Le grandi società rispondono degli illeciti dei fornitori e della filiera. Primo via libera al recepimento della direttiva CSDDD.


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L’iter legislativo per l’introduzione della due diligence europea in Italia ha compiuto un passo decisivo. La Camera dei Deputati, nella seduta del 3 dicembre 2025, ha approvato il disegno di legge di delegazione europea (S. 1737), dando il via libera al recepimento della direttiva sulla sostenibilità aziendale. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato per la definitiva approvazione.

Il cuore del provvedimento, incardinato all'articolo 1, riguarda il recepimento della Direttiva (UE) 2024/1760, nota come Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD). Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'UE il 5 luglio 2024, la normativa impone alle grandi imprese un preciso dovere di diligenza che va oltre i confini aziendali, estendendosi alla tutela dei diritti umani e dell'ambiente lungo l'intera filiera. Tale obbligo si pone in stretta continuità con la Direttiva CSRD (2022/2464) sulla rendicontazione di sostenibilità, creando un ecosistema normativo in cui la trasparenza dei dati si affianca alla responsabilità operativa.

Il perimetro della responsabilità e il nodo "Stop the Clock" - Un aspetto tecnico di particolare rilievo per le funzioni di compliance riguarda l'interazione tra questo disegno di legge e la recente Direttiva (UE) 794/2025 (c.d. "Stop the Clock"), adottata nell'aprile 2025 all'interno del Pacchetto Omnibus I. Sebbene quest'ultima miri ad alleggerire gli oneri amministrativi limitando, in taluni casi, l'identificazione dei rischi alle sole relazioni commerciali dirette, il testo attualmente in fase di recepimento mantiene l'impianto originario della CSDDD.

È fondamentale sottolineare che, indipendentemente dalle semplificazioni procedurali, le grandi società manterranno la responsabilità per le condotte illecite gravi – quali lo sfruttamento minorile, il lavoro forzato o l’inquinamento – verificatesi anche presso partner commerciali o relazioni di secondo livello. Di conseguenza, le imprese sono chiamate a estendere le proprie indagini ben oltre il primo livello della catena del valore: la due diligence cessa così di essere un mero adempimento formale per configurarsi come una necessità strategica imprescindibile per la reputazione e la competitività aziendale, anche a tutela delle PMI che fanno parte della filiera.

Le nuove prassi operative per la Compliance - L'entrata in vigore della normativa richiederà un aggiornamento sostanziale dei modelli di governance. Le aziende dovranno innanzitutto integrare il dovere di diligenza nelle proprie policy e nei sistemi di gestione del rischio, adottando codici di condotta specifici e misure di verifica della conformità.

Il processo operativo dovrà articolarsi nell'identificazione e valutazione degli impatti negativi, sia reali che potenziali, sui diritti umani e sull’ambiente. Sarà necessario effettuare una mappatura approfondita per individuare le aree a maggior rischio (come deforestazione o danni agli ecosistemi) e agire di conseguenza per prevenire o minimizzare tali impatti. Ciò include la richiesta di garanzie contrattuali ai partner, lo sviluppo di piani d'azione misurabili e l'adeguamento delle strategie di acquisto e progettazione.

Un ruolo centrale sarà affidato al coinvolgimento delle parti interessate (stakeholder engagement): diviene obbligatorio consultare sindacati, lavoratori, comunità locali e organizzazioni della società civile. Parallelamente, le imprese dovranno istituire meccanismi di segnalazione e reclamo che siano accessibili e trasparenti, garantendo la protezione da ritorsioni per chi segnala violazioni.

Infine, il ciclo della diligenza si chiude con il monitoraggio e la rendicontazione. Le imprese saranno tenute a valutare periodicamente l'efficacia delle misure adottate, basandosi su indicatori qualitativi e quantitativi, e a comunicare pubblicamente le proprie azioni in conformità con gli standard di reporting della CSRD.

L’impatto organizzativo : verso un cambiamento culturale - L'implementazione di questo nuovo quadro normativo impone alle imprese uno sforzo organizzativo senza precedenti, che trascende il mero adeguamento formale. Non si tratta semplicemente di aggiornare la contrattualistica, ma di avviare una profonda revisione dei processi interni che richiede una stretta sinergia interfunzionale tra l'area legale, il procurement, la sostenibilità e le risorse umane.

La sfida principale risiederà nella capacità di raccogliere, gestire e analizzare una mole ingente di dati lungo l'intera filiera, rendendo necessari investimenti significativi in tecnologie di monitoraggio, formazione specifica del personale, trasformando la sostenibilità da voce di reporting a parametro decisionale centrale nelle strategie di business.  


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