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Programma GOL : La sfida delle politiche attive


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Le innovazioni normative e i relativi processi di riforma del mercato del lavoro degli ultimi venti anni non sono riuscite ad incidere efficacemente sulla realizzazione di adeguate Politiche attive del lavoro. Un sistema frammentato in una pluralità di modelli regionali molto differenti tra loro e una difficile, se non impossibile, azione di governance nazionale sono i due principali limiti non ancora superati. In un contesto economico e sociale compromesso come quello attuale, attraverso l’intervento di nuove ingenti risorse, una nuova riforma delle politiche attive si accinge ad essere attuata. 

La Missione 5 “Inclusione e Coesione” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nella Componente 1 “Politiche per il lavoro”, prevede il programma Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, il varo di un piano per le nuove competenze, il potenziamento dei centri per l’impiego e il rafforzamento del sistema duale. 

Le risorse complessive sono pari a 4,4 miliardi di euro, cui si aggiungono 500 milioni di euro a valere su REACT-EU, 600 milioni di euro per il rafforzamento dei Centri per l’impiego e 600 milioni di euro per il rafforzamento del sistema duale. 

Attraverso queste azioni di riforma nell’ambito delle politiche attive, l’Italia si è impegnata a raggiungere entro il 2025 l’ambizioso obiettivo di 3 milioni di beneficiari, di cui almeno il 75% dovranno essere donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, giovani under 30, lavoratori over 55. Inoltre, almeno 800 mila dovranno essere coinvolti in attività di formazione, di cui 300 mila per il rafforzamento delle competenze digitali. Sempre entro il 2025, almeno l’80% dei Centri per l’Impiego in ogni regione dovrà rispettare gli standard definiti quali livelli essenziali nella Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori. 

IL PROGRAMMA NAZIONALE PER LA GARANZIA OCCUPABILITA' DEI LAVORATORI 

Il 27 dicembre è stato pubblicato il decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze del 5 novembre 2021, che sancisce l’“Adozione del Programma nazionale per la garanzia occupabilità dei lavoratori (GOL)”. Nei sessanta giorni successivi le regioni dovranno adottare il proprio piano regionale che passerà poi al vaglio di ANPAL negli ulteriori trenta giorni, per la valutazione di coerenza con il Programma Nazionale. 

Il programma GOL prevede come obiettivi la centralità dei livelli essenziali delle prestazioni, la prossimità dei servizi, l’integrazione con le politiche attive regionali, l’integrazione con le politiche della formazione, una rete territoriale dei servizi, cooperazione tra sistema pubblico e privato, personalizzazione degli interventi, coinvolgimento delle imprese e del territorio, rafforzamento delle capacità analitiche, innovazione, sperimentazione, valutazione, programmazione orientata ai risultati, sistema informativo e monitoraggio capillare. 

L’occasione metterà a disposizione cospicue risorse per il cui efficace utilizzo sarà richiesto uno sforzo organizzativo e amministrativo senza precedenti, che, sulla base delle esperienze pregresse, risulta difficile immaginare possibile per il nostro Paese. 

Si tratta effettivamente di un piano imponente con obiettivi molto ambiziosi, una sfida enorme per il nostro sistema dei servizi per l’impiego, da affrontare fin da ora, visto che già entro la fine del 2022 andrà realizzato almeno il 10% delle attività previste (significa 300 mila beneficiari, di cui almeno 80 mila coinvolti in formazione). 

IL RAFFORZAMENTO DEI CENTRI PER L'IMPIEGO : 

Come descritto da ANPAL nel suo ultimo Rapporto di monitoraggio 2020 sui 551 centri per l’Impiego attivi in Italia, quello delle politiche attive del lavoro è “Un sistema sottodimensionato rispetto alle richieste di servizi da parte dell’utenza e congestionato sul piano operativo”. 

La popolazione degli addetti, “pari a 7.772 unità al 2019, è in costante contrazione da oltre un decennio e la loro età si aggira in media sui 55 anni”. Rispetto al livello di istruzione, “il 55,9% ha conseguito un titolo di studio di scuola secondaria superiore, mentre il 28,4% un titolo di livello terziario (laurea, dottorato, etc.). L’11,5% ha solo un titolo di licenza media”. 

Per il rafforzamento dei Centri per l’Impiego è prevista l’assunzione da parte delle Regioni di 11.600 nuovi operatori, che si aggiungeranno agli attuali. Non tutte le Regioni hanno avviato questo percorso di potenziamento e registrano un ritardo rispetto alla pianificazione. 

Oltre all’irrobustimento in termini di risorse umane, per dare gambe al piano, riveste un ruolo chiave la cooperazione tra sistema pubblico e privato: va resa strutturale la cooperazione tra i servizi pubblici e agenzie per il lavoro, soggetti accreditati per la formazione, altri soggetti riconosciuti dalle Regioni, incluso il privato sociale. Per rendere efficace ed efficiente il sistema bisogna “mettere a sistema” servizi per l’impiego pubblici e servizi per l’impiego privati. 

LE AGENZIE PER IL LAVORO : 

Le agenzie per il lavoro svolgono un ruolo rilevante e qualificato all’interno della rete dei servizi per il lavoro, garantendo un’operatività a livello regionale e nazionale. Hanno maturato una profonda conoscenza del mercato del lavoro e delle dinamiche occupazionali dei singoli territori, attraverso la presenza capillare delle 2.500 filiali e la professionalità dei 10.500 dipendenti (età media circa 40 anni, laureati 80%). 

Nella relazione che accompagna il decreto pubblicato il 27 dicembre, in tema di cooperazione tra sistema pubblico e privato è indicato che: “le Agenzie per il lavoro sono a tutti gli effetti parte della Rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro (art. 1 del decreto legislativo n. 150 del 2015). Stesso ruolo svolgono i soggetti accreditati per la formazione professionale. Diffusa è anche sui territori la collaborazione con il privato sociale e altri soggetti riconosciuti dalle Regioni con propri provvedimenti.

Il Programma GOL è una occasione per far crescere in maniera strutturale la cooperazione tra i servizi pubblici e quelli privati, anche nella condivisione delle informazioni, ad esempio favorendo la trasparenza della domanda di lavoro proveniente dalle imprese mediante la collaborazione tra le piattaforme di recruiting pubbliche e private. Si deve necessariamente imparare dalle lezioni del passato e stabilire regole che permettano di coinvolgere il sistema privato, anche in relazione alle persone con minori chances occupazionali. In particolare, la messa a fattor comune dei fabbisogni di competenze identificati e della disponibilità di offerte di lavoro è cruciale per il successo del Programma”.

Se si riuscirà ad adottare una cornice unitaria nazionale delle politiche attive, a valorizzare sia le attività a processo che quelle a risultato, a definire i percorsi formativi di upskilling, reskilling e cross-skilling sulla base delle reali esigenze delle imprese, a definire un sistema di valutazione dell’efficacia dei servizi, la cooperazione/collaborazione/competizione pubblico-privato e la integrazione dei servizi per l’impiego potranno costituire lo strumento più virtuoso per affrontare l’ambiziosa sfida delle politiche attive del lavoro lanciata nel PNRR.

Claudio Soldà - Direttore public affairs Gruppo Adecco Italia