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Camera dei Deputati : Occupazione femminile e politiche pubbliche per la parità , Italia ultima in Europa.


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" Occupazione femminile e Politiche Pubbliche Italiane " è il primo rapporto, redatto dal Servizio Studi della Camera dei Deputati,  in materia di parità di genere. Il rapporto, oltre a fornire  un'istantanea sul mercato del lavoro,  si occupa dell'efficacia degli interventi pubblici messi in campo per promuovere la parità .

Quello che emerge dal rapporto è un mercato del lavoro in cui le donne sono ancora  meno pagate rispetto ai colleghi uomini ; spesso precarie e collocate in settori poco strategici, con a disposizione pochi servizi che le aiutino a conciliare vita e lavoro, tanto che una su cinque finisce per lasciarlo dopo essere diventata madre.  

Da qui la scarsa partecipazione delle donne nel mercato del lavoro dove - secondo le stime Eurostat - il tasso di occupazione femminile risulta essere - secondo dati relativi al IV° trimestre 2022 - quello più basso tra gli Stati dell’Ue, essendo di circa 14 punti percentuali al di sotto della media (il 55%, a fronte del 69,3% dell’Ue).

Volgendo l'attenzione sulla situazione nazionale, nel IV° trimestre 2022 le donne occupate sono risultate circa 9,5 milioni, contro i 13 milioni dei colleghi maschi. Il divario soprattutto nel corso dell'ultimo anno è andato via via attenuandosi. Gli ultimi dati diffusi da ISTAT, aggiornati al mese di novembre 2023, riportano un significativo incremento dell’occupazione femminile, a quota 10 milioni e 49 mila unità, a fronte di un’occupazione maschile pressochè stabile a 13 milioni e 649 mila unità. I numeri sembrano confermare l'efficacia delle misure pubbliche messe in campo ( incentivo per donne svantaggiate ; certificazione parità di genere e decontribuzione lavoratrici madri ) e una maggiore sensibilità delle imprese.  

Nonostante i dati confortanti però è ancora molta la strada da percorrere. Resta infatti ancora molto alto il tasso di abbandono del mercato del lavoro quando aumentano le esigenze di cura e assistenza in ambito familiare. Una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità un aspetto che riveste una particolare rilevanza in quanto indice della difficoltà per le donne di conciliare esigenze di vita con l'attività lavorativa.

La conciliazione vita-lavoro - La decisione di lasciare il lavoro è determinata per oltre la metà delle donne (52%), da esigenze di conciliazione e per il 19% da considerazioni economiche. Il rapporto conferma l’istruzione come  fattore protettivo per l’occupazione delle donne con figli piccoli. Con un livello di istruzione più elevato, infatti, la differenza occupazionale tra madri e non madri è molto bassa. Ma l’occupazione femminile è caratterizzata anche da «un accentuato divario retributivo di genere». Secondo gli ultimi dati Eurostat, il gap retributivo medio (la differenza nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne) è pari al 5% (al di sotto della media europea che è del 13%), mentre quello complessivo (la differenza tra il salario annuale medio) è pari al 43% (al di sopra della media europea, che è invece pari al 36,2%). 

Differenze salariali e part time - Secondo gli ultimi dati Eurostat, il gap retributivo medio (la differenza nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne) è pari al 5% (al di sotto della media europea che è del 13%), mentre quello complessivo (la differenza tra il salario annuale medio) è pari al 43% (al di sopra della media europea, che è invece pari al 36,2%).  Inoltre, stando ai dati INPS, nel 2022 la retribuzione media annua è risultata «costantemente più alta» per gli uomini: 26.227 euro per gli uomini contro i 18.305 euro per le donne, con una differenza di 7.922 euro. 

Caratteristiche del lavoro svolto - Dal punto di vista delle caratteristiche del lavoro svolto, la bassa partecipazione al lavoro delle donne è determinata da diversi fattori, come l’occupazione ridotta, in larga parte precaria, in settori a bassa remuneratività o poco strategici e una netta prevalenza del part time, che riguarda poco meno del 49%delle donne occupate (contro il 26,2% degli uomini). Da registrare, infine, criticità sul fronte dei servizi che potrebbero aiutare le donne a conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro, come l’assistenza all’infanzia: l’offerta dei nidi risulta in ripresa dopo la pandemia (+1.780 posti), «ma le richieste di iscrizione sono in gran parte insoddisfatte, soprattutto nel Mezzogiorno». Con una penalizzazione maggiore per le «famiglie più povere, sia per i costi delle rette, sia per la carenza di nidi in diverse aree del Paese».

Fonte: Camera dei Deputati