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L'occupazione da record sfida l'inverno demografico. Aziende a caccia di talenti e stabilizzazioni in aumento.


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Il mercato del lavoro italiano registra nuovi segnali positivi nel mese di ottobre 2025. Secondo l’ultima nota mensile diffusa dall’Istat, l’occupazione torna a salire, accompagnata da un calo significativo delle persone in cerca di lavoro. Un quadro che delinea una maggiore stabilità, trainata soprattutto dai contratti a tempo indeterminato.

Occupazione: superata quota 24,2 milioni - Nel mese di ottobre, il numero di occupati ha raggiunto la cifra record di 24 milioni e 208mila unità. Rispetto al mese precedente (settembre 2025), la crescita è stata dello 0,3%, pari a +75mila nuovi lavoratori.

Il dato positivo è trasversale: trovano lavoro sia uomini che donne, sia dipendenti che autonomi. L'aumento coinvolge quasi tutte le fasce d’età, con un’unica nota negativa: la flessione registrata tra i 25 e i 34 anni. Grazie a questa spinta, il tasso di occupazione sale al 62,7% (+0,1 punti), confermando il trend di recupero post-estivo.

Allargando lo sguardo agli ultimi dodici mesi, la fotografia dell'Istat diventa ancora più nitida. Rispetto a ottobre 2024, l'Italia conta 224mila occupati in più (+0,9%).

Resta sostanzialmente stabile il fronte degli inattivi (coloro che non hanno un lavoro e non lo cercano). Il tasso di inattività rimane fermo al 33,2% ma cresce tra i giovani (15-34 anni) e diminuisce tra gli adulti (over 35) probabilmente più sensibili alla formazione e alle politiche attive . Rispetto all'anno scorso, comunque, ben 171mila persone sono uscite dall'area dell'inattività, rientrando nel mercato del lavoro o iniziando a cercarne uno.

Luci e ombre sul calo della disoccupazione giovanile - L’altra faccia della medaglia è la diminuzione di chi il lavoro lo sta cercando. A ottobre le persone in cerca di occupazione sono scese del 3,7% (circa -59mila unità). Questo calo ha portato il tasso di disoccupazione totale al 6,0% (-0,2 punti), un livello che segna un importante traguardo. Il minimo storico si è registrato proprio lo scorso anno nell’ottobre 2024 quando il tasso ha raggiunto il 5,8 %.

Particolarmente incoraggiante è il dato relativo ai più giovani. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) scende infatti sotto la soglia del 20%, attestandosi al 19,8% con un calo netto di quasi due punti percentuali (-1,9 punti) in un solo mese.  

Ma non è tutto oro quello che luccica. Per comprendere le ragioni di un tasso di disoccupazione così basso bisogna guardare oltre i semplici numeri e analizzare una serie di forze che stanno agendo contemporaneamente sul mercato del lavoro.

Il primo elemento, il più preoccupante, è il cosiddetto "Inverno Demografico". Il calo dei senza lavoro, infatti, non è dovuto soltanto a un boom dell'economia, ma anche a una costante contrazione della forza lavoro disponibile. Scontiamo gli effetti della denatalità: oggi entrano nel mercato del lavoro molti meno giovani rispetto alle persone che ne escono per andare in pensione. Essendoci fisicamente meno persone disponibili a lavorare, il numero dei disoccupati tende fisiologicamente a scendere, con le aziende costrette a contendersi una porzione di lavoratori sempre più ristretta ( ISTAT : Inverno demografico e previsioni della forza lavoro. Calo di 10 punti percentuali al 2050 ).

Se negli anni passati, quando l’offerta di manodopera abbondava, si ricorreva spesso al turnover precario, oggi la strategia si è completamente ribaltata. Le aziende faticano a trovare personale – il famoso mismatch tra domanda e offerta – e quando intercettano un lavoratore valido tendono a stabilizzarlo immediatamente per non rischiare di perderlo. I dati di ottobre 2025 confermano questa tendenza in modo clamoroso: a fronte di un crollo dei contratti a termine (-188mila), si registra un boom dei posti fissi (+288mila per i tempi indeterminati ai quali si aggiungono +123mila autonomi). Le imprese stanno trasformando i contratti “ precari “ in indeterminati proprio per blindare i dipendenti, riducendo così il continuo flusso di turnover.

Infine, non va sottovalutato il ruolo degli incentivi statali. Le politiche  messe in campo nel biennio 2024-2025, in particolare la rimodulazione fiscale con la Superdeduzione al 120% per le assunzioni a tempo indeterminato (che sale addirittura al 130% per le categorie svantaggiate), hanno avuto un peso specifico determinante. Queste misure hanno reso fiscalmente molto più conveniente per un imprenditore assumere  a tempo indeterminato piuttosto che rinnovare contratti brevi, accelerando quel processo di stabilizzazione del lavoro che è centrale nell'attuale calo della disoccupazione.

A fare da sfondo a queste dinamiche c'è la resilienza del sistema economico. Nonostante un contesto globale incerto, l'economia italiana ha mostrato una capacità di tenuta inaspettata, sostenuta dai settori dei Servizi e del Turismo, che continuano a macinare numeri importanti assorbendo molta manodopera (anche a bassa qualifica e scarso valore aggiunto), dall'altro l'Export, con la manifattura che riesce a mantenere le sue quote di mercato all'estero sostenendo l'occupazione industriale. 

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