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Connecting people with JOBS: Rafforzare le politiche attive in Italia


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Il Comitato Occupazione, Lavoro e Affari Sociali dell’OCSE sta conducendo una serie di studi sul mercato del lavoro e sulle politiche di protezione sociale dal titolo “Connecting People with Jobs”. A partire da un’analitica valutazione dei sistemi di politiche attive di ciascun paese OCSE, gli studi forniscono una serie di spunti sui possibili miglioramenti attuabili da ciascun paese.

Per l’ Italia, l’ OCSE ha analizzato le modalità con cui vengono attuati i percorsi di politiche attive sia a livello nazionale che a livello regionale, concentrandosi in particolare sul processo di riforma della rete dei servizi pubblici per l’impiego avviata nel 2015.

Il Jobs Act ha infatti avviato una revisione del sistema che si è posta come obbiettivo il miglioramento delle politiche attive, stabilendo i principi generali delle politiche attive del lavoro, fornendo le basi per introdurre standard minimi per i servizi in tutto il Paese, ampliando il quasi-mercato dei servizi all’occupazione favorendo la competizione tra provider pubblici e privati e facendo valere il principio di condizionalità nell’attivazione degli incentivi. Tuttavia queste iniziative non sono ancora state completamente realizzate, vuoi perché l’infrastruttura informatica comune a sostegno della loro attuazione è tuttora in fase di sviluppo e, soprattutto, per il personale dei centri per l’impiego che tuttora si dimostra impreparato a fornire servizi per il lavoro in un’ottica moderna.

Il punto di partenza - Negli ultimi anni mercato del lavoro e politiche attive sono leggermente migliorati, ma le sfide sono ancora superiori rispetto alla maggior parte dei Paesi OCSE. Il tasso di disoccupazione è alto, la produttività del lavoro e il tasso di occupazione sono bassi, l’occupazione giovanile non è ancora risalita dalla crisi, mentre il divario occupazionale di genere e la disoccupazione di lungo periodo diminuiscono lentamente. Le basse qualifiche e competenze della forza lavoro causano dequalificazione e frenano la produttività. Gli squilibri sono diffusi anche a causa della rigidità delle retribuzioni e alla scarsa mobilità del lavoro. Le differenze regionali sono relativamente importanti rispetto agli altri Paesi OCSE, ma le sfide maggiori del mercato del lavoro sono spesso simili in tutte le regioni. La frammentazione è diminuita, in quanto ora sono responsabili della fornitura delle politiche attive del lavoro 21 regioni e province autonome e non più 100 province, come precedentemente al Jobs Act. Tuttavia, la cooperazione tra le regioni è insufficiente e rappresenta un ostacolo al miglioramento del sistema.

Le raccomandazioni formulate dall'OECD riguardano, dunque , l'istituzione di un quadro di responsabilità della rete dei Servizi pubblici per l'impiego attraverso un accordo tra le autorità regionali e quelle centrali su una serie di obiettivi e principali indicatori di rendimento; il rafforzamento del ruolo di ANPAL che dovrebbe inoltre comunicare la propria strategia in modo sistematico, sia esternamente che internamente, con l'aiuto della propria struttura in-house ANPAL Servizi; un maggiore coinvolgimento dei privati a sostegno dei CPI carenti di risorse; il supporto del personale dei CPI nel miglioramento dei propri servizi con programmi di formazione continua a tutti gli operatori.

Fonte: ANPAL & OCSE