Stampa

Confindustria – Gli effetti della pandemia Covid-19 sulle imprese


grafica confindustria
icona

Era ormai il 26 febbraio quando Confindustria ha avviato la prima indagine online per studiare gli effetti del Covid-19. Un indagine rapida che fin da subito aveva dipinto uno scenario in forte deterioramento, senza realizzare particolari previsioni. Da quei giorni non troppo lontani , lo scenario non ha potuto far altro che peggiorare per il susseguirsi di almeno due fattori: prima di tutto l’applicazione delle misure di distanziamento sociale adottate per contenere il diffondersi dell’epidemia, che hanno trovato il culmine con i DPCM del 22 e del 25 marzo risultati nel lockdown di molte attività produttive; in secondo luogo il diffondersi su scala più vasta dell’epidemia, che proprio a partire dall’11 marzo è stata dichiarata pandemia dall’OMS.

L’ indagine odierna, con dati aggiornati al 15 aprile, evidenzia un netto peggioramento rispetto alla percezione della prima indagine per il numero di aziende che hanno subito l’impatto negativo del coronavirus (97,2% contro il 67,2% della precedente).

Il 36,5% dei rispondenti, in seguito all’emanazione dei DPCM del 22 e del 25 marzo, ha dovuto chiudere la propria attività, mentre il 33,8% l’ha chiusa parzialmente. Il 26,4% dei dipendenti totali delle aziende intervistate svolge attualmente la propria attività in smart working, mentre il 43,0% risulta essere inattivo.

Il danno al fatturato legato agli effetti negativi della pandemia è stato in media del 32,6%, mentre quello delle ore lavorate pari al 32,5%. Importante è stato anche il calo percentuale del fatturato imputabile solamente alla cancellazione di fiere ed eventi promozionali, del 10,6%.

Ovviamente la situazione non può che riflettersi sull’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali. Il 53,1% dei dipendenti delle aziende intervistate sta già usufruendo o potrebbe usufruire di ammortizzatori sociali. Per quanto riguarda la distribuzione per macrosettori, le aziende di istruzione (76,3%; statistica basata su poche osservazioni) e del commercio all’ingrosso e al dettaglio (70,5%) sono i due comparti che ne stanno facendo o intendono fare il più elevato ricorso a questi strumenti. Mentre è il settore dei servizi di informazione e comunicazione (74,5%) a presentare la percentuale più alta di aziende che non vi sta facendo o non intende farvi ricorso.

Stringendo il focus sulla manifattura è possibile notare come il settore della farmaceutica, delle bevande e dell’elettronica sono i settori con il maggior numero di aziende che non manifestano il bisogno di fare ricorso agli ammortizzatori sociali (con percentuali del 90,7% per il primo e dell’81,2% per il secondo e terzo, rispettivamente). Al contrario, il settore dei mobili e dell’arredo (89,6%) e del tessile (88,7%) presentano invece la più alta percentuale di utilizzo.

Fonte: Confindustria