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Parlamento UE approva la direttiva per la parità di genere nei CDA. L' Italia è già in linea.


Parità di genere nei consigli di amministrazione delle grandi imprese europee. Entro il 2026, infatti, il 40% dei posti di amministrazione senza incarichi esecutivi e il 33% di tutti i posti di amministratore dovranno essere occupati dal sesso sottorappresentato. Saranno escluse le società con meno di 250 dipendenti. È quanto prevede la direttiva «Women on boards» adottata in via definitiva ieri dal Parlamento europeo, dopo dieci anni dalla prima presentazione.

Nei prossimi due anni la normativa dovrà essere recepita dai paesi membri, con l'Italia che già oggi si trova ampiamente dentro i parametri, soprattutto grazie alla legge Golfo-Mosca. 

I contenuti della direttiva - L'obiettivo del testo è quello di introdurre procedure di assunzione trasparenti nelle società in modo che, entro la fine di giugno 2026, il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e il 33% di tutti i posti di amministratore siano occupati dal sesso sottorappresentato. Merito e trasparenza resteranno i criteri principali durante le procedure di selezione.

Le società quotate dovranno fornire annualmente informazioni sulla rappresentazione di genere nei cda alle autorità e, se gli obiettivi non sono stati raggiunti, dovranno spiegare come intendono ottenerli. In ogni caso le relative informazioni andranno pubblicate sui siti delle rispettive società e rese accessibili agli utenti.

La direttiva fissa tali obblighi solo per le imprese che raggiungono un organico complessivo con almeno 250 dipendenti.

Per quanto riguarda le sanzioni, i vari paesi dovranno mettere in atto delle misure effettive, dissuasive e proporzionate, come ad esempio multe, per quelle aziende che non attueranno procedure di nomina aperte e trasparenti. Inoltre la direttiva fa riferimento agli organi giudiziari dei vari paesi quale autorità a cui viene conferito il potere di sciogliere i consigli di amministrazione in caso di gravi violazioni dei principi della direttiva.

La situazione in Italia - I paesi membri dovranno recepire la normativa entro due anni, ma parlando dell'Italia, come detto, la situazione è già in linea con i contenuti della direttiva.

Secondo i numeri presentati dalla Consob nel rapporto 2021, infatti, la presenza femminile negli organi di amministrazione delle società quotate ha raggiunto il massimo storico osservato sul mercato italiano, toccando il 41% degli incarichi, quindi anche al di sopra della soglia indicata dal Parlamento Ue. 

Questo, peraltro, quando in Europa solo il 30,6% dei membri dei Cda è donna, tra l'altro con notevoli differenze tra paesi (dalla Francia al 45,3% a Cipro all'8,5%).

Una spinta decisa a questi numeri è sicuramente arrivata dalla ormai famosa legge Golfo-Mosca (legge 120/2011), che ha appunto introdotto le quote rosa nei cda delle grandi imprese.

Inizialmente, la soglia era fissata al 20%, poi fu alzata al 30% e solo con il restyling della legge di bilancio 2020 (legge 160/2019), fu portata al 40% per le società quotate private e al 33% per le pubbliche.