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Contratti a termine : stop alle causali, nel mirino del Governo anche il Decreto Trasparenza


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Superato lo scoglio della manovra di fine anno, il Governo si prepara ad un ulteriore intervento in materia di lavoro. Dopo il Reddito di cittadinanza, revisionato con la Legge di Bilancio 2023, il Governo si appresta alla stesura di un Decreto, atteso per la fine di gennaio, per rivedere l’altro grande provvedimento rappresentativo delle scelte politiche del Movimento Cinque Stelle, il Decreto Dignità.

L’obbiettivo è quello di ridimensionare il sistema delle causali dei contratti a tempo determinato applicato ai contratti di durata superiore ai 12 mesi. La previsione di un termine nei contratti di lavoro di durata superiore all’anno deve attualmente essere giustificata da esigenze temporanee e oggettive estranee all’attività ordinaria; sostituzione di lavoratori ; incrementi temporanei e significativi dell’attività che giustifichino il ricorso al contratto a tempo determinato. ( Decreto Dignità: durata e causali del contratto a termine ). 

Il provvedimento risponde ad una richiesta proveniente dalle imprese di maggiore flessibilità nell’utilizzo delle varie fattispecie contrattuali. 

Con l’intervento della contrattazione collettiva, il sistema delle causali non potrà dirsi completamente superato. Ed infatti la contrattazione collettiva potrà stabilire anche l’applicazione delle causali prima dei 24 mesi, in deroga alla regola generale dell’assenza di vincoli per i contratti fino a due anni. 

Decreto Dignità e revisione del sistema delle causali dei contratti a termine non sono le uniche questioni all’ordine del giorno. Tra gli altri temi che potrebbero essere affrontati nel decreto, è quello dell’ammorbidimento dei vincoli informativi introdotti con il decreto trasparenza

La nuova normativa di derivazione europea è entrata in vigore appena sei mesi fa e, nonostante i tentativi di chiarimento forniti prima dall’ Ispettorato Nazionale del Lavoro con la circ. n. 4/2022 e poi dal Ministero del Lavoro con la circ. n. 19 del 20.09.2022, restano ancora dubbi interpretativi di difficile risoluzione. 

Ciò è dipeso da due fattori determinanti : da un lato, il notevole ampliamento degli obblighi informativi a carico del datore di lavoro, che coprono l’intero arco della vita lavorativa del dipendente, e dall’altro il fatto che tali obblighi informativi non si esauriscono al momento dell’assunzione, ma devono essere conservati e resi disponibili su richiesta del lavoratore nonché costantemente aggiornati dal datore di lavoro, che deve dare idonea informazione ai dipendenti in caso di variazioni che incidano sensibilmente sulle condizioni di lavoro. 

L’ intenzione dell’attuale Governo è quella di snellire il carico degli oneri che si sono tradotti in una sovrastruttura del contratto di lavoro.