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I professionisti italiani rappresentano, un quinto degli indipendenti UE. L' analisi del X° rapporto di Confprofessioni


L’Italia si conferma tra i paesi europei con la più alta presenza di professionisti, che raggiungono  un quinto degli indipendenti nell’Unione europea pari a 1,378 milioni equivalenti al 5,8 % degli occupati e al 27,1% dei lavoratori autonomi in Italia.

È questa la fotografia scattata da Confprofessioni nel X Rapporto sulle libere professioni dal titolo “Identità in transizione. Le professioni intellettuali tra mercati, algoritmi e territori”.

Il Rapporto ci dice chiaramente che il mercato spinge verso attività più organizzate e studi di dimensione maggiore: crescono i professionisti datori di lavoro e arretrano gli individuali, un segnale inequivocabile della trasformazione in atto verso aggregazioni professionali sempre più frequenti, di competenze integrate e di modelli organizzativi capaci di affrontare le nuove sfide del lavoro.

Diversi i temi trattati a partire dal fattore demografico. Anche il mondo delle professioni è toccato dal progressivo invecchiamento della popolazione. Gli over 55 passano dal 28,3% al 37,8% tra gli uomini e dal 13,6% al 22,5% tra le donne.

Per quanto concerne l’andamento dell’ economia globale, l’ impatto dei dazi si fa sentire anche nel mondo delle professioni. in particolare coloro che lavoro con le imprese più votate all’export. Fatto 100 la media generale di vulnerabilità, i professionisti economico-finanziari arrivano a un indice di vulnerabilità che arriva 201,5, i consulenti del lavoro a 197,5 e gli ingegneri a 193,8. Il debito ancora molto elevato riduce i margini di manovra per la spesa pubblica a aumenta il rischio di crisi e instabilità finanziaria. Per le libere professioni questo si traduce in una minore possibilità di accesso al credito, ma anche in una sfida perché cresce la richiesta di professionisti esperti in ambito finanziario.

C’è poi il capitolo redditi. Se i salari tra il 2010 e il 2023 hanno visto il loro valore nominale incrementarsi del 18,6%, da 37.284 a 44.213 euro, tuttavia in termini reali il report evidenza una perdita del potere di acquisto  del 5,4%, pari a oltre 2.000 euro annui. Le perdite più forti colpiscono le fasce centrali e mature, con riduzioni fino al 24,6% tra i 61-70 anni. Restano ampi anche gli squilibri reddituali tra generazioni. Forte la polarizzazione tra categorie. Gli attuari, ossia professionisti esperti in matematica o statistica, restano al vertice con oltre 106 mila euro, seguiti dai commercialisti con 88 mila. Rimane marcato il gender gap: gli uomini dichiarano 54.480 euro mentre le donne 29.051, con un divario del 53%.

Sul fronte digitale, inoltre, l’intelligenza artificiale è ormai diffusa: il 58,2% dei professionisti la utilizza frequentemente, soprattutto per testi, ricerca normativa e documentazione. Strumenti come ChatGPT, Gemini, Copilot e Perplexity sono i più impiegati. L’atteggiamento oscilla tra entusiasmo e cautela, con richieste di più formazione e regole chiare sul piano etico e professionale.

Fonte: Confprofessioni