Nuova svolta per la formazione nel pubblico impiego : una settimana di formazione l’anno, ovvero 40 ore in tutto. Un traguardo ambizioso quello fissato dalla nuova direttiva firmata dal ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, per la «valorizzazione delle persone e produzione di valore pubblico attraverso la formazione».
I dirigenti che non assicureranno ai dipendenti le 40 ore di formazione annuali potranno incorrere in responsabilità ai sensi dell’art. 21 del d.lgs. n. 165 del 2001, nelle due forme della inosservanza delle direttive e del mancato raggiungimento dei risultati ed essere addirittura rimossi dall’incarico. Inoltre i risultati negativi conseguiti potranno esporre il dirigente anche sul piano della corresponsione del trattamento accessorio collegato ai risultati stessi, ai sensi dell’art. 24 del d.lgs. n. 165 del 2001.
Tradotto: sono in arrivo premi di risultato meno generosi per i dirigenti che non prenderanno sul serio la nuova direttiva della Funzione pubblica, finalizzata a promuovere la formazione del personale pubblico e a rafforzare il principio secondo cui l’attuazione delle politiche di formazione del personale rappresenta una delle principali responsabilità del datore di lavoro pubblico e, di conseguenza, della dirigenza pubblica che ne esercita per legge le funzioni.
Per i dipendenti, la direttiva conferma che la formazione rientra tra gli obiettivi di performance per il conseguimento dei trattamenti accessori collegati al raggiungimento di risultati.
Aggiornati anche i contenuti della formazione. Tra i nuovi obbiettivi , si fanno spazio soft skills e competenze di leadership, quelle per l’attuazione delle transizioni amministrativa, digitale ed ecologica e quelle che caratterizzano i processi di innovazione e, più in generale, di modernizzazione attivati dal PNRR. Restano poi gli ambiti per la formazione obbligatoria e specifica in materia di attività di informazione e di comunicazione delle amministrazioni (l. n. 150 del 2000, art. 4); salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (d.lgs. n. 81 del 2008, art. 37); prevenzione della corruzione (l. n. 190 del 2012, art. 5); etica, trasparenza e integrità; contratti pubblici; lavoro agile; pianificazione strategica.
Importante novità per le Amministrazioni pubbliche è la richiesta di istituire un sistema di monitoraggio e valutazione della formazione che, rispetto al passato, dovrà misurare impatto ed efficacia sulla creazione di valore pubblico.
Nonostante le pregevoli ambizioni, la direttiva pone alcune criticità .
La richiesta di garantire un numero minimo di ore di formazione per ogni dipendente rischia di mettere sotto pressione le amministrazioni con risorse limitate. Inoltre, l’impatto reale delle iniziative formative sulla creazione di valore aggiunto è strettamente legato alla capacità dei singoli dirigenti di tradurre le conoscenze acquisite in miglioramenti tangibili nella gestione pubblica.
La nuova direttiva rappresenta certamente un passo significativo verso una maggiore attenzione alla formazione nel pubblico impiego. Tuttavia, la sua implementazione richiede un impegno concreto da parte delle amministrazioni e dei dirigenti per superare ostacoli pratici e garantire che l’investimento nella formazione produca benefici reali per la collettività.
In questo sarà cruciale monitorare il percorso attuativo , per valutare se gli obiettivi prefissati dall’ Amministrazione centrale possano effettivamente tradursi in un miglioramento della qualità dei servizi pubblici sul territorio.