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La soddisfazione degli utenti nei Centri per l’Impiego


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L’ANPAL - Agenzia Nazionale per le Politiche Attive – ha presentato a Firenze in occasione della XI Conferenza ESPAnet Italia “ le sfide del welfare in un mondo globale” il working paper intitolato “ I servizi di accompagnamento al lavoro tra bisogni individuali e risposte integrate “.

In un momento assai particolare come quello attuale, in cui l’introduzione del Reddito di Cittadinanza richiede l’impiego di maggiori risorse economiche e una revisione organizzativa dei servizi per il lavoro, l’ANPAL ha deciso di realizzare un indagine sulla costumer satisfaction nei Centri per l’Impiego, ponendo in relazione i bisogni individuali di 40 mila utenti over 30 che nel 2016 – 2017 si sono recati presso gli uffici di collocamento per sottoscrivere o aggiornare la Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro.

Dal working paper emergono alcuni dati assai interessanti:

Riguardo i principali canali di reclutamento: Il 39% degli intervistati afferma di aver trovato lavoro di propri iniziativa, cioè rispondendo ad annunci di lavoro piuttosto che attraverso un contatto diretto con il datore di lavoro o mediante concorso pubblico. Il 38% ha trovato lavoro ricorrendo alla propria rete informale di contatti attraverso parenti, amici e conoscenti. Solo il 9% degli intervistati ha dovuto ricorrere all’intermediazione dei Centri per l’Impiego o dell’Agenzia Interinale;

La domanda di servizi rivolta ai Centri per l’Impiego: riguardo le richieste rivolte ai CPI, nel 63,7% degli utenti la domanda di servizio ha riguardato in misura preponderante l’assolvimento di pratiche amministrative, mentre il 33,6% ha richiesto il supporto nella ricerca di lavoro, segno che la dimensione informativa e di supporto si è combinata in modo rilevante con la funzione legata all’incontro della domanda e dell’offerta di lavoro.

I motivi di rifiuto del lavoro: E’ stato chiesto agli utenti per quale ragione rifiuterebbero un’offerta di lavoro. Il 48% ha risposto che non rifiuterebbe alcun tipo di lavoro. La percentuale ovviamente sale nelle regioni del Sud e nelle isole dove bassi titoli di studio e disoccupazione rendono più difficile la ricerca. Al contrario, il 22% rifiuterebbe un’offerta se costretti ad allontanarsi da casa perché ritiene insostenibili i costi dello spostamento o per la necessita di garantire cura ed assistenza ad un proprio familiare; il 21,4% considera l’inadeguatezza della retribuzione come una causa di possibile rifiuto; 6,2% rifiuterebbe un lavoro fisicamente impegnativo e il 4,9% considera la stabilità contrattuale come un elemento essenziale;

Assumendo come imprescindibile la necessità di razionalizzare la natura degli interventi e dei loro standard su scala nazionale, gli esiti dell’indagine suggeriscono in primo luogo un approccio individualizzato che sappia integrare diverse politiche e possa prendere in carico la persona nell’interezza.

Le basi per un approccio individualizzato già sono state attuate da tempo. All’interno dei Centri per l’Impiego, al momento della prima accoglienza, viene realizzata una profilazione degli utenti sulla base di diversi fattori riconducibili al soggetto o al territorio in cui risiede e cerca lavoro. Tale attività è rivolta a valutare la distanza dell’individuo dal mondo del lavoro e successivamente a individuare gli interventi necessari.

Il problema sorge quando si devono individuare i soggetti che tali interventi sono chiamati ad attuarli. L’indagine evidenzia un deficit delle competenze all’interno dei Centri per l’Impiego, riconducibile all’assenza di quelle competenze specialistiche che consentono di svolgere attività consulenziale e di orientamento, trasformando i CPI in strutture polifunzionali dove sia possibile ricevere assistenza nell’accompagnamento al lavoro autonomo o subordinato o nella risoluzione di problemi connessi alla creazione di reddito, alla cura familiare o all’integrazione sociale attraverso il lavoro e la formazione, ambito quest’ultimo ancora non del tutto valorizzato come nei paesi nordici.

ACR