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Professionisti tra ripresa e resilienza : Presentato il VI Rapporto di Confprofessioni


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La pandemia continua a colpire il lavoro autonomo e professionale: 38 mila professionisti hanno chiuso l’attività nel 2020, ma il trend di lungo periodo è positivo. Commercio, finanza e immobiliare i settori più penalizzati. Cresce la componente femminile, ma calano i giovani. La crisi pesa sui redditi sia tra ordinisti e non ordinisti, con un forte divario di genere. 

E' in breve il quadro delineato dal VI Rapporto sulle libere professioni in Italia, presentato il 16 dicembre da Confprofessioni presso la sede del CNEL in ROma. 

Professioni in crisi - Dal rapporto emerge chiaramente che la pandemia ha frenato la corsa dei liberi professionisti: sono infatti 38mila i liberi professionisti che hanno chiuso i battenti nel 2020, con calo del -2,7% rispetto al 2019. I più colpiti sono stati gli studi professionali con dipendenti, calati del 7%, ma più in generale è tutta l’area del lavoro indipendente a soffrire, lasciando sul campo 154mila posti di lavoro (-2,9%).

Spiragli di ottimismo si intravedono in un raffronto di lungo periodo tra i numeri del 2020 e quelli del 2009. L'anno scorso sono stati registrati circa 1 milione e 430 mila i professionisti in Italia, che nonostante la frenata causata dalla pandemia, registrano un aumento di quasi 250mila unità in più rispetto al 2009. 

Sono le donne a sostenere la crescita occupazionale degli ultimi 10 anni con un aumento di circa 165 mila unità rispetto al 2010. Il balzo delle professioniste si riscontra un po’ in tutti i settori di attività, ma in particolare nell’area sanitaria (52,8%) e legale (49%); più indietro le professioni tecniche. Il Rapporto evidenzia poi come il gender balance sia più equilibrato soprattutto nella popolazione più giovane: un dato che proietta la professione verso un sostanziale equilibrio di genere.

Ancora giù i redditi - A crollare non sono solo il numero ma anche il reddito dei professionisti, senza alcuna distinzione tra ordinistici e non, dove persiste ancora un forte divario reddituale tra uomini e donne.Il reddito annuo medio dei professionisti iscritti alla Gestione separata dell’Inps è crollato da 25.600 euro del 2019 a 24.100 euro del 2020, con una variazione annua del -5,7%. E lo stesso trend si registra per i professionisti iscritti alle Casse previdenziali, dove però emerge una realtà piuttosto eterogenea. Nel 2019 i redditi dei professionisti ordinisti si stabilizzano a quota 35.500 euro: un dato negativo rispetto ai 37.500 euro del 2010.

Allargando l’orizzonte temporale agli ultimi cinque anni (2014-2019), però, si può valutare meglio le dinamiche reddituali delle diverse categorie: crescono i redditi di consulenti del lavoro (+33,4%), ingegneri e architetti (+10,4%), geometri (+9,4%) e avvocati (+3,4%), mentre crollano quelli degli agrotecnici (-37,2%), periti agrari (-30,8%) e infermieri (-15,3%). 

Un altro aspetto di criticità è dato dal divario reddituale tra uomini e donne: nella fascia d’età tra i 50 e i 60 anni, gli uomini guadagnano in media più di 23 mila euro rispetto alle colleghe donne, fenomeno molto marcato tra i notai, i commercialisti e gli avvocati. Più attenuato il gender gap nelle fasce più giovani e tra le professioni non ordinistiche, dove nel 2020 il reddito medio degli uomini supera quello delle colleghe di circa 5.600 euro. 

La riscossa del Mezzogiorno - E sono proprio le regioni del Sud a sostenere le professioni durante la pandemia. Sardegna, Basilicata e Abruzzo trainano una ripresa occupazionale, che frena nelle regioni del Nord dove si registra in media una flessione di oltre il 7% con punte che superano il 20% in Val d’Aosta. 

I giovani - La libera professione attrae però sempre meno giovani. Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio di Confprofessioni, tra il 2010 e il 2019 i giovani che hanno ottenuto l’abilitazione per la libera professione è passato da 59.865 a 49.843, con un crollo di oltre il 16%. Una battuta d’arresto che coinvolge in particolare le professioni tecniche, ma anche commercialisti, notai e avvocati. E che si accentua ancora nel 2020 dove mancano all’appello circa 3 mila under 35.