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Covip: Relazione sull’attività svolta nel 2019 e Considerazioni del Presidente


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Sul proprio sito web, la COVIP ha diffuso la Relazione annuale sull’attività svolta nel 2019 e sulla situazione dei settori di competenza e le Considerazioni del Presidente.

La Relazione riporta un’ampia illustrazione dei settori vigilati – fondi pensione e casse previdenziali – in cui vengono amministrati più di superato 270 miliardi di euro riguardando oltre dieci milioni di soggetti tra iscritti e pensionati.

Dalla Relazione, in particolare, risulta che, alla fine del 2019, i fondi pensione in Italia erano 380: 33 fondi negoziali, 41 fondi aperti, 70 piani individuali pensionistici (PIP), 235 fondi preesistenti, oltre a Fondinps in via di superamento Il numero delle forme pensionistiche si va via via riducendo: venti anni fa, nel 1999, le forme operanti erano 739, quasi il doppio.

Alla fine del 2019, il totale degli iscritti alla previdenza complementare era di circa 8,3 milioni, in crescita del 4% rispetto all’anno precedente, per un tasso di copertura del 31,4% sul totale delle forze di lavoro. Le posizioni in essere sono 9,1 milioni (inclusive di posizioni doppie o multiple, che fanno capo allo stesso iscritto).

Gli iscritti ai PIP “nuovi” si attestano a 3,3 milioni, 3,1 milioni quelli ai fondi negoziali, oltre 1,5 milioni quelli ai fondi aperti e circa 600.000 quelli ai fondi preesistenti.

Gli uomini sono il 61,9% degli iscritti alla previdenza complementare (il 73,4% nei fondi negoziali), nel solco di quel gender gap che si è già manifestato negli anni scorsi. Si conferma anche un gap generazionale: la distribuzione per età vede la prevalenza delle classi intermedie e più prossime all’età di pensionamento: il 52,9% degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni, il 29,5% ha almeno 55 anni. Quanto all’area geografica, la maggior parte degli iscritti risiede nelle regioni del Nord (57%).

Sempre alla fine 2019, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si attestavano a 185 miliardi di euro, in aumento del 10,7% rispetto all’anno precedente: un ammontare pari al 10,4% del PIL e al 4,2% delle attività finanziarie delle famiglie italiane.

I contributi incassati nell’anno sono stati pari a 16,2 miliardi di euro: 5,3 miliardi ai fondi negoziali (+5,3%), 2,2 miliardi ai fondi aperti (+8,2%), 4,5 miliardi ai PIP nuovi (+4,9%) e 4,2 miliardi ai fondi preesistenti.

I contributi per singolo iscritto ammontano mediamente a 2.700 euro nell’arco dell’anno. Il 26,4% del totale degli iscritti alla previdenza complementare (circa 2,2 milioni) non ha effettuato contribuzioni nel 2019. La metà di essi (1,1 milioni di iscritti) non versa contributi da almeno quattro anni. Su tale fenomeno, peraltro, incide in misura significativa il meccanismo delle adesioni contrattuali nei fondi negoziali, particolarmente con riguardo a settori, come quello edile, caratterizzati da elevata discontinuità occupazionale.

Le voci di uscita per la gestione previdenziale ammontano a 8,4 miliardi di euro. Le prestazioni pensionistiche sono state erogate in capitale per 3 miliardi di euro e in rendita per circa 600 milioni di euro. I riscatti sono pari a 2,1 miliardi di euro e le anticipazioni a 2,3 miliardi di euro, in gran parte riferite a causali diverse dalle spese sanitarie o dall’acquisto o ristrutturazione della prima casa. Nell’anno sono stati erogati circa 500 milioni di euro di rendite integrative temporanee anticipate (RITA), per lo più concentrate nei fondi pensione preesistenti.

L’allocazione degli investimenti effettuati dai fondi pensione (escluse le riserve matematiche presso imprese di assicurazione e i fondi interni) registra la prevalenza della quota in obbligazioni governative e altri titoli di debito che nel 2019 è stata pari al 58% (con un calo di 0,8 punti percentuali rispetto al 2018), dei quali il 20,6% sono titoli di debito pubblico italiano (contro il 21,2 nel 2018).

In aumento al 18,9% i titoli di capitale (contro il 16,5% del 2018) e anche le quote di OICR, dal 13,8 al 14,8%. I depositi si attestano al 6,5%.

Gli investimenti immobiliari, in forma diretta e indiretta, presenti quasi esclusivamente nei fondi preesistenti, rappresentano il 2,2% del patrimonio, in diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto al 2018.

Nell’insieme, il valore degli investimenti dei fondi pensione nell’economia italiana (titoli emessi da soggetti residenti in Italia e immobili) è di 40,3 miliardi di euro, il 26,8% del patrimonio. I titoli di Stato ne rappresentano la quota maggiore, 30,9 miliardi di euro.

Il 2019 è stato un anno molto positivo per i mercati finanziari e in particolar modo per quelli azionari. Ne hanno tratto giovamento anche i rendimenti dei fondi pensione, dopo un decennio in cui sono già stati in media più che positivi. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i fondi pensione negoziali e i fondi aperti hanno guadagnato in media, rispettivamente, il 7,2% e l’8,3%; per i PIP “nuovi” di ramo III, il risultato è stato del 12,2%. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dal flusso cedolare incassato sui titoli detenuti, il risultato è stato pari all’1,6%. Nello stesso periodo il TFR si è rivalutato, al netto delle tasse, dell’1,5%.

A livello di costi, i PIP restano i prodotti più onerosi: su un orizzonte temporale di dieci anni, l’Indicatore sintetico dei costi (ISC) è in media del 2,20% (1,88% per le gestioni separate di ramo I e 2,30% per le gestioni di ramo III), mentre si conferma la minore onerosità dei fondi pensione negoziali (0,40%) e dei fondi pensione aperti (1,35%).

Gli impieghi in titoli di imprese domestiche rimangono marginali, riflettendo anche la peculiare struttura del tessuto industriale italiano e il livello complessivamente limitato della capitalizzazione del mercato azionario nazionale. Il totale di 4,4 miliardi è pari al 3% del patrimonio: in obbligazioni sono investiti 2,8 miliardi, in azioni 1,6 miliardi; gli investimenti domestici detenuti attraverso quote di OICVM si attestano a 1,6 miliardi. La componente immobiliare è pressoché tutta concentrata in Italia per complessivi 3,1 miliardi di euro.

Nelle Considerazioni del Presidente si dà conto anche dell’attività posta in essere nel 2019 ai fini dell’attuazione della Direttiva IORP II/ Decreto l.gs. 13 dicembre 2018, n. 147), Direttiva che fra l’altro punta a migliorare la governance dei fondi pensione.

Nel mese di giugno 2019 è stato approvato il Regolamento UE in materia di Pan-European Personal Pension Products (PEPP), in vigore dal 14 agosto, ai cui lavori la COVIP ha fattivamente contribuito. Anche di quello e delle possibilità che il Regolamento dischiude si tratta nelle Considerazioni.

Sulla base di quanto è accaduto negli ultimi mesi nel Paese, ancor di più il Governo dovrebbe valutare incentivi a favore delle adesioni ma anche per agevolare la ricostituzione delle posizioni previdenziali all’interno dei fondi nella fase della ripresa e ciò a favore degli iscritti che, a causa della crisi, abbiano fatto ricorso a forme di anticipazione, di riscatto della posizione o abbiano interrotto la contribuzione.

Sono, queste, ulteriori valutazioni che si trovano nelle Considerazioni.