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Quota 100, come andrà a finire? Il tema previdenziale sempre d’attualità


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Nonostante i numerosi interventi in materia previdenziale che si sono susseguiti da vent’anni a questa parte, anche nel 2020 sarà necessario aggiustare il tiro sulla spesa pensionistica.

QUOTA 100 , il sistema di anticipo pensionistico voluto dal precedente Governo, in via sperimentale per il triennio 2019 – 2021, è infatti oggetto di numerose riflessioni anche in questi giorni.

Vari fattori, tra i quali quello demografico, rendono la spesa pensionistica una voce consistente del bilancio, sulla quale ciascun Governo ritiene opportuno intervenire. Nel frattempo la spesa pensionistica continua a crescere ad un ritmo troppo elevato rispetto alla sostenibilità fiscale, a cui ci si appella per finanziare interventi in deficit come Quota 100.

Il bilancio della spesa per Quota 100, anche se inferiore alle aspettative, è comunque molto alto e ciò ha portato parte dell’attuale Governo a chiedere che la norma sia lasciata decadere al termine naturale del periodo di sperimentazione.

Va tenuto conto, infatti, che con la fine di Quota 100 la spesa previdenziale nei prossimi 10 anni dovrebbe scendere dal 16,2 al 15,9 % del PIL totale annuo italiano. Nel decennio 2030-2040 invece tornerebbe ad attestarsi oltre il 16 % per effetto del picco di nascite avvenuto negli anni sessanta.

Molti però segnalano la grande disparità (ovvia e inevitabile con le misure sperimentali) che si creerà fra i cittadini con requisiti praticamente identici, quelli che compiranno 62 anni a dicembre 2021 e potranno richiedere l'uscita con Quota 100, e coloro che li compiranno a gennaio 2022 ,e non potendo godere dell'agevolazione dovranno attendere ben 5 anni in più per uscire dal lavoro con il sistema ordinario.

In sostanza, a parità di anzianità contributiva, un mese in più determinerà alla fine delle sperimentazione di quota 100, l’applicazione del cd. “scalone” di quasi 5 anni per l’accesso al pensionamento. Così facendo, i nati nel 1960 dovranno attendere il compimento di 67 anni di età per la pensione di vecchiaia oppure maturare 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini e 41 anni e 10 mesi se donne per la pensione anticipata.

Sempre più accreditata è l’ulteriore ipotesi di modifica del regime con la salvaguardia dell'opportunità offerta in questi ultimi mesi ad alcuni contribuenti con quota 100 ( i fortunati con carriere omogenee, senza periodi scoperti: soprattutto statali , di sesso maschile) ma risparmiando sulla spesa o almeno riconvertendola in maniera più equilibrata con misure rivolte ad altre categorie ad esempio i lavoratori addetti a lavori usuranti o lavoratori con salari bassi e carriere discontinue.

Le proposte attualmente sul tavolo sono le seguenti:

Pensione anticipata con Quota 100 (62+38) ma solo con metodo di calcolo contributivo (come per Opzione donna) meno oneroso per l'INPS quindi anche meno conveniente per il lavoratore;

Pensione anticipata Quota 102 a 64 anni+ 38 di contributi. Queste proposte vengono dall'ex consigliere previdenziale di Berlusconi Alberto Brambilla;

Pensione anticipata agevolata sulla base della gravosità delle mansioni. Ipotesi sostenuta dal Presidente dell'INPS Pasquale Tridico e particolarmente accreditata vista la previsione in Legge di Bilancio 2020 della conferma della Commissione tecnica per lo Studio delle attività gravose.

Da ultimo c’è anche da considerare il contributo che potrà essere fornito dai sindacati confederali al dibattito, anche in vista di proposte concrete da portare all’ incontro con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, previsto per il 27 gennaio 2020. Il confronto, avviato già lo scorso anno, ha permesso la sottoscrizione di un documento di sintesi che va ben oltre la questione “ Quota 100 “. Il documento contiene 11 punti da sottoporre all’attenzione del Governo per realizzare non uno dei soliti interventi mossi da ragioni contingenti ma una vera e propria riforma organica del sistema previdenziale frutto di una visione a lungo termine.

A cura della Redazione