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Lavoro, le priorità del nuovo governo.


Con una crisi alle porte le criticità che il nuovo governo dovrà affrontare non sono poche. Tra queste il dossier lavoro resta uno dei più ricchi e impegnativi. 

Benché l’occupazione sia cresciuta molto dopo la fase acuta della pandemia, i dati più recenti parlano di un mercato del lavoro che ristagna. L’ultimo rapporto excelsior di Unioncamere-Anpal parla infatti di una riduzione delle assunzioni pari al 10,4% rispetto al pari periodo del 2021. Contestualmente INPS e ISTAT segnalano un maggior ricorso alla cassa integrazione nei primi otto mesi dell’anno ( +29,1% ) a cui fa seguito un calo degli occupati di 22mila unità nel mese di luglio e 74mila nel mese di agosto. 

REDDITO DI CITTADINANZA : 

Fra le prime misure cui potrebbe mettere mano il nuovo esecutivo c’è non a caso il Reddito di cittadinanza. La misura anche questa estate ha provocato il cd. effetto “ spiazzamento “: molti datori di lavoro, in gran parte del terziario, non sono riusciti a trovare i profili richiesti. Nelle intenzioni del nuovo governo un restyling che mantenga la funzione di contrasto alla povertà ma che al contempo renda più stringenti i criteri che “ obbligano “ ad accettare “ l’offerta congrua “ soprattutto per chi risulta già occupabile a prescindere da percorsi di accompagnamento al lavoro. Così facendo il Governo tenta di realizzare un risparmio da 30 miliardi da qui al 2029. 

Interventi in questa direzione si porrebbero in linea con quanto già attuato in materia dal governo Draghi con il DL Aiuti. Quest'ultimo ha riconosciuto alle imprese la possibilità di offrire opportunità di lavoro congrue senza l’intermediazione dei Centri per l’Impiego, ad oggi non in grado di gestire l’enorme mole di lavoro per carenze di organico e professionalità. 

TAGLIO DEL CUNEO FISCALE : 

Considerati i livelli abnormi raggiunti dal cuneo fiscale - contributivo, e in continuità con le misure adottate dal precedente Governo, l’esecutivo ha l’intenzione di prorogare lo sgravio contributivo del 2% ( 1,2 % + 0,8 % ) per i lavoratori con redditi sino a 35mila euro. La copertura per il 2023 dovrebbe richiedere 3,5 miliardi di euro ma si mira a renderla strutturale già con i prossimi provvedimenti. 

Resta poi la proposta di Confindustria – ritenuta di interesse dalla maggioranza – di un taglio choc del cuneo fiscale. La misura con un costo di 16 miliardi di euro metterebbe nelle tasche degli italiani una mensilità in più di stipendio. Vista la mancanza di coperture l’ipotesi è quella di arrivare gradualmente all’obbiettivo, i tempi potrebbero essere maturi con la Legge di Bilancio. 

DECRETO TRASPARENZA : 

Tra le priorità del Governo non poteva mancare il tanto discusso Decreto Trasparenza, entrato in vigore appena il 13 agosto scorso per dare attuazione ad una direttiva europea. 

L’impressione è che nel dar seguito alla normativa sovranazionale si sia voluto strafare, stabilendo una serie di obblighi informativi a carico dei datori di lavoro macchinosi e scarsamente utili se rapportati al beneficio per i lavoratori. 

Pertanto vista l’assenza di particolari oneri, l’ intervento sugli obblighi informativi introdotti dal DL Trasparenza sarà uno dei primi in ordine di tempo. 

DECRETO DIGNITA’ : 

Stesso discorso anche per quanto riguarda il sistema delle causali dei contratti a termine e in somministrazione introdotto con il Decreto Dignità

La rigidità nell’utilizzo di tali strumenti contrattuali appare incompatibile con la maggiore flessibilità richiesta dalle imprese e, in questa particolare fase, con quella imposta dai cantieri del PNRR. 

PENSIONI :

Anche le pensioni sono tra le priorità del prossimo governo, a fine anno, infatti, scadono contemporaneamente tre vie d’uscita anticipata: Quota 102, Opzione donna e Ape sociale. Se non saranno approvati nuovi interventi, dal primo gennaio 2023 ci sarà il ritorno alla legge Fornero. I sindacati pertanto premono per un superamento dell'obbligo di pensionamento a 67 anni, con una Quota 100 o 102 "flessibile", una condizione che dovrebbe consentire l'uscita dei lavoratori di età compresa tra i 61 e i 66 anni con almeno 35 anni di contributi

RIFORMA ISTRUZIONE : 

Anche se non direttamente di competenza del Ministero del Lavoro, il Governo dovrà completare nel più breve tempo possibile l'iter di riforma degli ITS e la revisione dell’orientamento scolastico, con l'obbiettivo di aiutare i giovani a scegliere il corso di studio più adatto evitando gli abbandoni scolastici. 

Il mismatch, cioè il mancato incontro fra domanda e offerta di lavoro, ha raggiunto ormai il 45,5% delle ricerche attive. Un problema reale e da non sottovalutare a cui il governo intende porre rimedio .