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Assegno Unico Universale : un primo bilancio della riforma


Tempi di bilanci per l’ Assegno Unico Universale. A distanza di due mesi dal suo esordio, con gli stipendi di marzo e aprile erogati e il bonifico versato sui conti correnti direttamente dall’ INPS, possono essere tratte prime e sommarie considerazioni su questa nuova misura. 

La riforma, attuata con l’introduzione di un istituto unico e universale, il cui scopo, era quello di contrastare la denatalità e contestualmente favorire la conciliazione fra i tempi di vita e di lavoro, in particolare quelli femminili, ha in realtà soltanto riordinato i sussidi esistenti. In una fase di prima applicazione l’Assegno ha, infatti, generato confusione, false aspettative e delusione in capo a molti di quei nuclei familiari che avrebbero dovuto essere i principali beneficiari della nuova misura. Le criticità riscontrate nella sua applicazione e le differenze in busta paga prima e dopo l'introduzione di questa misura sono state illustrate nell' approfondimento della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro , nel quale vengono messi a confronto 5 casi concreti.

L’analisi della Fondazione evidenza una riforma tra luci e ombre che deve ancora dimostrare tutto il suo potenziale sostegno alla genitorialità. Almeno in questa prima fase di applicazione, l’ ISEE non si è dimostrato in grado di sostituire / integrare correttamente i vecchi sussidi a favore delle famiglie. La determinazione dell’ ISEE familiare tiene conto infatti non solo della situazione reddituale che, sino ad oggi, ha caratterizzato tutte le forme di sostegno alla famiglia, ma anche della situazione patrimoniale (abitazioni, autovetture, giacenze medie dei conti correnti, assicurazioni ecc.,) che non necessariamente contribuiscono alla “ ricchezza “ di un nucleo familiare. 

Gli unici a trarre benefici dalla nuova misura sembrano essere i nuclei in possesso di un Isee particolarmente basso (sotto la media) o le famiglie che, avendo redditi e Isee significativamente alti, in passato non hanno mai beneficiato di ANF. E su quest’ultimo punto va sottolineato un vero e proprio paradosso. Se lo scopo era di non lasciare nessuno senza copertura, dando ampia tutela alle fasce più basse, lo stesso si può dire centrato particolarmente per i redditi altissimi. Infatti, in base a queste regole anche chi si trova in questa agevolata condizione reddituale percepisce la misura minima di 50 euro al mese, cosa che ovviamente con le vecchie regole non sarebbe avvenuta. Di positivo c'è che per la prima volta percepiscono assegno per figli minorenni i lavoratori autonomi prima esclusi e a condizione che ne abbiano i requisiti ISEE. 

In conclusione, il bilancio evidenzia la necessità di una riforma che in corso d’opera introduca correttivi necessari per evitare ingiuste penalizzazioni e incongruenze, tenendo maggiormente in considerazione in  considerazione la conformazione delle famiglie italiane, per le quali l’abitazione di proprietà e i piccoli risparmi non sono sintomo di lusso e di ricchezza.

Fonte: CDL