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Smart working : Aziende e lavoratori si confrontano sul tema dei costi energetici


Se prima della pandemia stipendio, carriera e un buon clima lavorativo erano le tre leve per l’attrazione dei talenti in azienda, nell’ultimo biennio ha assunto sempre maggiore rilievo la possibilità di lavorare in modo flessibile. 

Tra le varie forme di flessibilità, lo smart working si è rilevato uno strumento essenziale nell’ affrontare l’emergenza sanitaria e preservare salute e economia. A detta di molti potrebbe rivelarsi uno strumento utile anche nell’ affrontare le nuove emergenze, a partire nel breve da quella energetica e in prospettiva quella ambientale e del cambiamento climatico. 

Senonché il rincaro energetico sta mettendo a dura prova non solo le aziende ma anche il lavoro da casa. 

Imprese, aziende pubbliche private, società e uffici sono di fronte ad un condizionamento inedito dovuto ai costi energetici che oggi devono affrontare con un inevitabile riposizionamento in merito all’utilizzo dello smart working. Un tema sicuramente nuovo che si prefigura come una forma di “ esternalizzazione dei costi “ che si vogliono spostare inevitabilmente dalle aziende ai dipendenti. I sindacati , non a caso, stanno aumentando la pressione affinché si stabiliscano delle compensazioni negli accordi aziendali o individuali con cui è regolato lo smart working. 

C’è dunque in atto un riposizionamento sul tema smart working, rispetto a quanto maturato durante l’esperienza emergenziale. Da un lato le aziende che, per risparmiare in termini di luce elettrica e di riscaldamento negli uffici, tendono a sospingere i lavoratori a rimanere a lavorare a casa mentre i secondi , per non doversi accollare personalmente le spese delle bollette salite alle stelle, chiedono invece di rientrare in ufficio, con un improvviso cambio di fronte nelle posizioni. 

A tal proposito una recente indagine di Altroconsumo, realizzata per conto de “ Il Sole 24 ore “ ha stimato un aumento del 25 % dei costi in bolletta per una coppia che lavora da casa, un aumento che tra luce e gas può valere una spesa aggiuntiva di 800 euro l’anno. In ogni caso i maggiori costi verrebbero compensati da risparmi su altre spese (come il costo del carburante o dell'abbonamento ai mezzi pubblici; e anche il risparmio dei tempi di viaggio , fattori non del tutto trascurabili ). 

Nel frattempo, con l'avvicinamento della stagione invernale, lo smart working comincia a suscitare un certo   interesse nelle imprese più scettiche verso nuove forme di organizzazione del lavoro e attente al risparmio. Secondo una recente indagine INAPP, più del 60% delle aziende intervistate dichiarano indiscussi vantaggi nell’affrontare il rincaro dei costi di gestione dei luoghi di lavoro legati ad inaspettati incrementi di produttività. 

Il tutto confermato da una recente ricerca dell'Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, presentata durante il convegno "Smart Working: Il lavoro del futuro al bivio". Lo smart working consentirebbe una riduzione dei costi potenzialmente più significativa per le aziende con un risparmio potenziale di circa 500 euro l'anno per ciascuna postazione. Se a questo si associa la decisione di ridurre gli spazi della sede del 30%, il risparmio può aumentare fino a 2.500 euro l'anno a lavoratore.

Insomma l’ inverno rischia di stravolgere tutte le prospettive, le posizioni, e le teorie costruite negli ultimi 3 anni in merito allo smart working . Per molti il caro bollette ha significato una perdita di appeal, per altri la possibilità di un definitivo rilancio. Vedremo come andrà a finire.