Stampa

Cassazione: anche sotto la vigenza del Jobs Act è reato sorvegliare i dipendenti con telecamere nascoste


icona

Con la sentenza n. 32234 del 26.08.2021, la Cassazione penale afferma che, anche a seguito dell’entrata in vigore del c.d. Jobs Act, costituisce reato l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori.

Il fatto affrontato

La pubblica accusa impugna la sentenza con cui il Tribunale aveva assolto la titolare di un esercizio commerciale dall’imputazione contestatale, avente ad oggetto la violazione dell'art. 4 della L. 300/1970, per avere omesso di ottemperare alle prescrizioni a lei impartite con verbale di accesso ispettivo.
In particolare la pronuncia aveva ritenuto che – a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. 196/2003 – la riscontrata installazione di videocamere atte a controllare l'attività svolta dai dipendenti non era più prevista dalla legge come reato.

La sentenza

La Cassazione – ribaltando completamente l’impugnata pronuncia – rileva che anche a seguito delle modifiche apportate agli artt. 4 e 38 della L. 300 del 1970, costituisce reato l'uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori.

Secondo i Giudici di legittimità, infatti, la normativa vigente - rimodulata da ultimo dall'art. 23 del D.Lgs. 151/2015 - letta in combinato disposto con i precetti contenuti nel c.d. codice della privacy (D.Lgs. 196/2003), ha mantenuto integra la disciplina sanzionatoria per la violazione dell’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori.

Su tali presupposti, la Suprema Corte annulla con rinvio l’impugnata pronuncia.

A cura di Fieldfisher