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Cassazione: l’adempimento dell’ordine impartito da un superiore non esclude la giusta causa di licenziamento


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Con la sentenza n. 23600 del 28.09.2018, la Cassazione afferma che non può essere esclusa la giusta causa di licenziamento nel caso in cui la condotta illecita sia stata posta in essere dal lavoratore per adempiere ad un ordine del superiore gerarchico, non operando nei rapporti di diritto privato, la causa di giustificazione prevista in sede penale dall’art. 51 c.p.

Il fatto affrontato

Il lavoratore impugna giudizialmente il licenziamento per giusta causa irrogatogli dalla società datrice per aver contabilizzato dei lavori in realtà mai eseguiti.
Il medesimo, a fondamento della propria domanda, deduce di aver posto in essere detta condotta solo per adempiere ad un ordine impartitogli dal suo superiore gerarchico.

La sentenza

La Cassazione, ribaltando quanto stabilito dalla Corte d’Appello, afferma che l'esecuzione di un ordine illegittimo impartito dal superiore gerarchico non basta di per sé ad impedire la configurabilità di una giusta causa di licenziamento, non trovando applicazione nel rapporto di lavoro privato l'art. 51 c.p. (rubricato "Esercizio di un diritto o adempimento di un dovere").

Secondo la sentenza, la scriminante di cui all'art. 51 c.p. trova, infatti, la sua giustificazione nel divieto imposto ai cittadini di sindacare le norme giuridiche e di disubbidire agli ordini legittimi della pubblica autorità, considerando non punibili i fatti preveduti dalla legge come reati, se siano commessi per adempiere ad un dovere derivante da tali norme ed ordini.
Tuttavia, gli ordini, come si evince dalla precisa e chiara formulazione della legge, debbono emanare da una pubblica autorità, il che significa che i rapporti di subordinazione presi in considerazione sono esclusivamente quelli che sono previsti dal diritto pubblico.

Per i Giudici di legittimità ne consegue che, nei rapporti di diritto privato, tra i quali sono compresi quelli che intercorrono tra i datori di lavoro ed i loro dipendenti, non è, invece, applicabile la causa di giustificazione sopra indicata, perché manca un potere di supremazia, inteso in senso pubblicistico, del superiore riconosciuto dalla legge.

Su tali presupposti, la Suprema Corte accoglie il ricorso proposto dalla società, cassando con rinvio la sentenza impugnata sul presupposto che non è sufficiente l’ordine proveniente dal superiore gerarchico per escludere la sussistenza della giusta causa di licenziamento.

A cura di Fieldfisher