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Cassazione: azienda deve provare la giusta causa di licenziamento anche se il lavoratore ne lamenta la ritorsività


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Con la sentenza n. 17522 del 04.07.2018, la Cassazione afferma che, ai fini della legittimità di un licenziamento, è onere dell'impresa provare la giusta causa posta alla base del recesso, anche nell’ipotesi in cui il dipendente ne lamenti la natura ritorsiva.

Il fatto affrontato

Il lavoratore impugna giudizialmente il licenziamento per giusta causa irrogatogli dalla società datrice.
Nel relativo ricorso deduce la ritorsività del recesso, affermando che lo stesso era stato posto in essere esclusivamente sul presupposto che lui aveva esercitato una rivendicazione sindacale, in relazione a gravi irregolarità commesse dall’azienda.
La Corte d’Appello, respinge la domanda non ravvisando nella sanzione espulsiva l’intento ritorsivo, senza porsi il problema della sussistenza o meno della giusta causa addotta dall’impresa.

La sentenza

La Cassazione, ribaltando quanto stabilito dalla Corte d’Appello, aderisce alla tesi difensiva avanzata dal prestatore, secondo la quale il giudice, una volta rilevato che la nullità era risultata sussistente per ragioni diverse da quelle invocate dal ricorrente, a prescindere dall’inquadramento della vicenda in una determinata fattispecie giuridica diversa da quella ritenuta corretta, per il principio della rilevabilità di ufficio della nullità del contratto, avrebbe potuto assegnare ai fatti e ai rapporti dedotti in lite una diversa qualificazione giuridica.

La sentenza afferma, infatti, che l'allegazione, da parte del lavoratore, del carattere ritorsivo del licenziamento intimatogli non esonera il datore dall'onere di provare, ai sensi dell'art. 5 della legge n. 604 del 1966, l'esistenza di una giusta causa o di un giustificato motivo del recesso.

Secondo i Giudici di legittimità, solo ove tale prova sia stata almeno apparentemente fornita, incombe sul lavoratore l'onere di dimostrare l'intento ritorsivo e, dunque, l'illiceità del motivo unico determinante il licenziamento.

Su tali presupposti, la Suprema Corte, non ritendo che la società abbia dato prova della sussistenza della giusta causa di recesso, accoglie il ricorso proposto dal lavoratore, cassando con rinvio la sentenza impugnata.

A cura di Fieldfisher