Stampa

Cassazione: il diritto alle differenze retributive per svolgimento di mansioni superiori nel pubblico impego


icona

Con l’ordinanza n. 25848 del 01.09.2022, la Cassazione afferma che, in tema di impiego pubblico contrattualizzato, il diritto a percepire la retribuzione commisurata allo svolgimento, di fatto, di mansioni proprie di una qualifica superiore a quella di inquadramento formale, non è condizionato alla legittimità della assegnazione a dette mansioni, né all'esistenza di un provvedimento del superiore gerarchico.

Il fatto affrontato

Il lavoratore ricorre giudizialmente contro il Comune datore, al fine di ottenere il pagamento delle differenze retributive tra il trattamento spettantegli in base alla categoria C e quello relativo alla categoria B formalmente rivestita.
La Corte d’Appello accoglie la predetta domanda, ritenendo provato lo svolgimento da parte del ricorrente di mansioni corrispondenti al superiore inquadramento.

L’ordinanza

La Cassazione – nel confermare la pronuncia di merito – rileva preliminarmente che, in materia di pubblico impiego contrattualizzato, il diritto al compenso per lo svolgimento di fatto di mansioni superiori non è condizionato alla sussistenza dei presupposti di legittimità di assegnazione delle mansioni o alle previsioni dei contratti collettivi.

Diversamente ragionando, continua la sentenza, si finirebbe per andare contro all'intento del legislatore di assicurare comunque al lavoratore una retribuzione proporzionata alla qualità del lavoro prestato, in ossequio al principio di cui all'art. 36 Cost.

Secondo i Giudici di legittimità, detto riconoscimento trova un unico limite nei casi in cui l'espletamento delle mansioni superiori sia avvenuto all'insaputa o contro la volontà dell'ente, oppure quando sia il frutto di una fraudolenta collusione tra dipendente e dirigente, od ancora in ogni ipotesi in cui si riscontri una situazione di illiceità per contrasto con norme fondamentali o generali o con principi basilari pubblicistici dell'ordinamento.

Su tali presupposti, la Suprema Corte rigetta il ricorso proposto dal Comune, confermando la debenza delle richieste differenze retributive.

A cura di Fieldfisher