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Cassazione: l’appalto illecito volto a sottopagare il personale ha conseguenze penali


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Con la sentenza n. 18530 del 04.05.2023, la Cassazione penale afferma che si configura il reato di somministrazione fraudolenta di manodopera in capo al legale rappresentante della società committente, laddove il contratto di appalto simuli una mera somministrazione volta ad eludere norme inderogabili di legge o di contratto collettivo.

Il fatto affrontato

La legale rappresentante della società viene condannata per aver stipulato un contratto di appalto non genuino - che in realtà celava un accordo di somministrazione di lavoro in assenza dei necessari requisiti - finalizzato ad eludere norme inderogabili di legge o di contratto collettivo.

La sentenza

La Cassazione – nel confermare la pronuncia di merito – ribadisce, preliminarmente, che si integra la fattispecie della somministrazione irregolare, ogniqualvolta l’appalto si risolva in una mera messa a disposizione di energie lavorative di dipendenti formalmente assunti dall’appaltatore.

In tali ipotesi – continua la sentenza – si hanno rilievi penali, qualora la somministrazione comporti una concreta lesione dei diritti dei lavoratori (come nel caso di specie, ove i dipendenti erano sotto-inquadrati, le denunce contributive trasmesse all'INPS erano riferite a imponibili inferiori a quelli esposti sul libro unico del lavoro e, nel caso di cessazione del rapporto, non erano state elaborate le buste paga relative al trattamento di fine rapporto).

Secondo i Giudici di legittimità, in particolare si ricade nel campo di applicazione del reato di cui all’art. 38 bis del D.Lgs. 81/2015, norma che ha come obiettivo esclusivamente quello di tutelare il prestatore sul piano delle condizioni di lavoro e di occupazione.

Su tali presupposti, la Suprema Corte rigetta il ricorso della legale rappresentante della società, confermando la colpevolezza della stessa per il reato ascrittole.

A cura di Fieldfisher