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Cassazione: quali sono le condizioni necessarie per ottenere la stabilizzazione negli Enti locali?


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Con l’ordinanza n. 15800 del 07.06.2021, la Cassazione afferma che nessun accordo sindacale può obbligare una PA a stabilizzare i dipendenti in possesso di determinati requisiti, se ciò va in contrasto con la dotazione organica e le disponibilità finanziare dell’Ente.

Il fatto affrontato

La lavoratrice ricorre giudizialmente al fine di veder accertato il suo diritto alla stabilizzazione presso la Provincia alle cui dipendenze aveva prestato servizio.
La Corte d’Appello respinge la predetta domanda, sul presupposto che l'accordo sindacale raggiunto in cui si definiva un piano di stabilizzazione, non poteva fondare - a differenza di quanto sostenuto dalla ricorrente - né un obbligo dell'Ente né un diritto in capo ai singoli lavoratori, peraltro comunque insussistente in forza del sopravvenuto divieto di nuove assunzioni da parte delle Province.

L’ordinanza

La Cassazione - nel confermare la statuizione della Corte d’Appello - rileva, preliminarmente, che ai fini della stabilizzazione del personale precario ex lege 296/2006 , per quanto attiene alle autonomie regionali e locali, non è sufficiente il ricorrere dei prescritti requisiti soggettivi (ovverosia la presenza in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o il conseguimento di tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 o sulla base di servizio svolto per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della legge).

Per la sentenza è, invero, necessaria anche la ricorrenza dei comuni presupposti di coerenza con la dotazione organica, quale formata sulla base dei fabbisogni, e con le disponibilità finanziarie, specificamente vincolate negli enti locali al rispetto del c.d. patto di stabilità interno (c.d. massimi di spesa).

Secondo i Giudici di legittimità, infatti, l'assunzione dei dipendenti pubblici non può essere regolata con modalità cogenti attraverso la contrattazione collettiva – che può avere tuttalpiù un mero effetto programmatico – ma promana dal ricorrere dei requisiti di legge e/o dall'utile svolgimento delle procedure selettive o concorsuali.

Su tali presupposti, la Suprema Corte rigetta il ricorso proposto dalla lavoratrice, non ritenendo sussistente alcun diritto della stessa alla stabilizzazione in forza dell’accordo sindacale sottoscritto.

A cura di Fieldfisher