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Cassazione: legittimo il licenziamento del pubblico dipendente assunto in maniera irregolare


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Con la sentenza n. 20415 del 29.07.2019, la Cassazione afferma che, in tema di pubblico impiego, è legittimo il licenziamento del lavoratore assunto a seguito di irregolarità commesse nella procedura concorsuale, a fronte della nullità del contratto stipulato per l’assenza in capo allo stesso dei requisiti necessari per l’assunzione.

Il fatto affrontato

La lavoratrice impugna giudizialmente il licenziamento disciplinare irrogatole per gravi irregolarità commesse nella procedura relativa alla sua assunzione.
In particolare, l’amministrazione datrice contesta alla dipendente di aver ottenuto un avanzamento della sua posizione in graduatoria solo a causa dell’alterazione del punteggio, accertata da una sentenza del Tribunale Penale di Roma.
La Corte d’Appello rigetta le domande proposte dalla lavoratrice, sul fondante e assorbente rilievo che il contratto dedotto in giudizio era nullo per l'assenza in capo alla medesima dei requisiti previsti per l'assunzione, non essendosi collocata in posizione utile nella graduatoria.

La sentenza

La Cassazione, confermando quanto stabilito dalla Corte d’Appello, afferma che la regola - in vigore nel pubblico impiego - che impone l'individuazione del contraente sulla base di una graduatoria formulata all'esito della procedura concorsuale (nel rispetto dei criteri imposti dalla legge e dal bando, ex art. 35 D.Lgs. 165/2001), seppure non direttamente attinente al contenuto delle obbligazioni contrattuali, si riflette necessariamente sulla validità del negozio, perché individua un requisito che deve imprescindibilmente sussistere in capo al contraente.

Per i Giudici di legittimità, ne consegue che, ove si consentisse la continuazione dello svolgimento del rapporto ad un soggetto privo del predetto requisito, si finirebbe per porre nel nulla la norma inderogabile di cui all’art. 18 del D.L. 112/2008, posta a tutela di interessi pubblici alla cui realizzazione deve essere costantemente orientata l'azione amministrativa dello Stato e degli enti e delle società partecipate.

Secondo la sentenza, in tali circostanze, la nullità del contratto non può essere superata neanche dall'affidamento riposto dai dipendenti sulla legittimità dell'assunzione, a fronte di un consistente arco di tempo trascorso tra lo svolgimento della procedura selettiva e la risoluzione del rapporto di lavoro.

Su tali presupposti, la Suprema Corte rigetta il ricorso proposto dalla lavoratrice, ritenendo immune da censure l’impugnata pronuncia di merito.

A cura di Fieldfisher