Forme pensionistiche complementari

Stampa

COVIP – Relazione per l’anno 2017 sulla previdenza complementare.


icona

La COVIP ha presentato, il 7 giugno 2018, la Relazione annuale 2017 sulla previdenza complementare. Il documento fa il punto sull’attività che la COVIP svolge nell’assolvimento del proprio mandato istituzionale, storicamente esercitato nel settore della previdenza complementare ed ampliatosi nel tempo al settore delle casse professionali. (Relazione del presidente Padula)

I NUMERI DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE NEL 2017:

Il nuovo sistema di rilevazione dei dati, entrato a regime solo da questo anno, ha consentito l’estrazione di dati più attinenti alla realtà, distinguendo nel numero complessivo delle posizioni previdenziali, pari a 8,3 milioni, quelle doppie o multiple facenti capo allo stesso iscritto. I dati esposti mostrano, dunque, un trend positivo delle iscrizioni effettuate nel 2017 pari a circa 7,6 milioni, in crescita del 6,1 per cento rispetto all’anno precedente.

Nonostante l’andamento in positivo, il Presidente Padula ha evidenziato l’ancora basso livello di adesione dei lavoratori a più di dieci anni dalla riforma del 2005. Il numero delle posizioni “dormienti” (2,1 milioni, rappresentante il 14% degli iscritti) e il numero di posizioni che non ha ricevuto nel 2017 alcun versamento ( 1,8 milioni pari al 23,5% degli iscritti) delineano un quadro che risente fortemente della crisi economica che, impoverendo molti iscritti, li ha costretti alla sospensione dei contributi o a anticipazioni dal proprio conto previdenziale.

Per quanto riguarda la contribuzione complessiva, sono 14,9 miliardi di euro i contributi raccolti. Quasi i tre quarti confluiscono nelle forme previdenziali di nuova istituzione. Quelli destinati ai fondi aperti e ai PIP sono cresciuti di circa il 9 per cento. Minore è, invece, l’incremento nei fondi negoziali, pari al 3,5 per cento. Il forte aumento delle iscrizioni conseguenti all’introduzione dell’adesione contrattuale si è, infatti, tradotto in un aumento modesto dei flussi contributivi.

A riflessioni ancora più concrete porta la lettura dei livelli di contribuzione individuale, dalla quale viene confermato il basso livello di risparmio previdenziale degli italiani. Mediamente i contributi per singolo iscritto ammontano a 2.620 euro. Nel 2017, il 25,1 per cento degli iscritti ha effettuato versamenti inferiori a 1.000 euro, il 15,9 per cento tra 1.000 e 2.000 euro, l’11,8 tra 2.000 e 3.000 euro. Alle classi successive appartiene un numero via via inferiore di iscritti; fa eccezione la fascia di versamento tra 5.000 e 5.500 euro, che include il limite di deducibilità fiscale dei contributi fissato a 5.164,57 euro. Da qui la proposta di provare a puntare su un ridisegno del modello fiscale della nostra previdenza complementare per renderla più in linea con un mercato del lavoro frammentato, caratterizzato da carriere discontinue e bassi salari.

EVOLUZIONI DEL QUADRO NORMATIVO:

In questi ultimi anni si è registrata la necessità di aumentare la flessibilità in entrata e in uscita. A tale esigenza rispondono, rispettivamente, la frazionabilità del TFR maturando da destinare ai fondi pensione ( circolare COVIP n. 5027 del 26.10.2017 ), misura introdotta dalla Legge annuale sulla concorrenza, e la RITA ( circolare COVIP n. 888 del 08.02.2018 ), divenuta misura strutturale con la Legge di Bilancio 2018.

L’assetto normativo della previdenza complementare in Italia è il risultato, anche, dell’attività normativa a livello comunitario. In tale quadro si inserisce la recente proposta di regolamento UE per l’introduzione dei cosiddetti Pan-European Personal Pensions (PEPP) ( si veda anche la proposta di regolamento della Commissione UE e la relativa documentazione raccolta dal Senato sui PEPP). Il negoziato, sviluppatosi all’inizio in modo proficuo, ha tuttavia registrato un’evoluzione non positiva nel semestre di Presidenza bulgara. I testi di compromesso più di recente proposti allontanano, infatti, il progetto da quanto originariamente prospettato, rischiando di vanificarne la realizzazione. L’attenuazione del ruolo di EIOPA, quale Autorità deputata alla funzione autorizzativa, rischia di non assicurare omogeneità nell’accesso al mercato; la riformulazione delle regole in materia di distribuzione potrebbe rendere i PEPP più costosi e meno adatti a una diffusione nelle fasce di popolazione meno favorite.

Infine il Presidente menziona nella sua relazione il meccanismo di adesione tramite contributo contrattuale e la destinazione delle somme derivanti da premi di risultato ai fondi pensione come strumenti in grado di offrire un importante contributo allo sviluppo della previdenza complementare e alla promozione dell’inclusione previdenziale.

Fonte: COVIP