Forme pensionistiche complementari

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Assofondipensione – Relazione annuale 2018 sullo stato di salute dei fondi negoziali


L’11 dicembre 2018 si è tenuta presso l’auditorium INAIL di Roma l’Assemblea annuale dei fondi pensione negoziali, occasione nella quale è stata presentata la Relazione annuale 2018 di Assofondipensione.

All’evento hanno partecipato il presidente di Assofondipensione Giovanni Maggi, il presidente di Inail Massimo de Felice, il segretario generale aggiunto della Cisl Luigi Sbarra, il presidente della Covip Mario Padula, la direttrice del Comitato per l’educazione finanziaria Anna Lusardi e il vicepresidente di AssofondiPensione Roberto Ghiselli.

I fondi negoziali sono ormai diventati investitori istituzionali maturi con duplice ruolo tanto nel risparmio previdenziale quanto nel finanziamento dell’economia nazionale. Il check-out sullo stato di salute della previdenza complementare riporta una situazione in sostanza invariata rispetto al 2017, con qualche elemento di positività. Il patrimonio dei fondi negoziali, pari a 51,2 miliardi di euro, risulta in crescita del 3,5%. Nel 2018 sono state registrate 155.000 nuove iscrizioni in più (+5,5%). L’apporto è stato fornito in particolare dai fondi per cui sono attivi meccanismi di adesione contrattuale. Quest’ultimo, infatti, si è dimostrato assai importante tanto da consentire un vero e proprio rilancio della previdenza complementare di origine collettiva.

Tuttavia, seppur in presenza di dati incoraggianti sul versante pensioni integrative, l’Italia continua a patire un marcato ritardo rispetto ad altri Paesi OCSE. Su questi esiti incidono l’incertezza normativa, l’assenza di un’efficace informazione sulla situazione pensionistica personale, tasse crescenti e soprattutto la mancanza di consapevolezza di come la previdenza complementare sia un indispensabile strumento di welfare sociale e non un mero prodotto finanziario.

Il quadro viene confermato dai dati sull’andamento dei fondi che segue in sostanza quello dell’economia. Ed infatti le regioni più ricche, quelle settentrionali, hanno tassi di partecipazione più elevati e versamenti contributivi più che doppi rispetto a gran parte del Sud. Per quanto riguarda le fasce di età, i giovani restano al palo a causa della precarietà del lavoro e soprattutto in mancanza di retribuzioni congrue. Quest’ultimo è un dato molto preoccupante visto che, senza ombra di dubbio, le classi giovanili sono proprio quelle maggiormente interessate a un progressivo piano di accumulo finalizzato ad integrare la pensione.

Al fine di colmare questo deficit viene ritenuto auspicabile una campagna formativa e informativa istituzionale che porti ad un costante miglioramento della cultura economico-finanziaria degli italiani. Funzionale allo scopo è la recente istituzione del “ Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria” presieduto dalla Dr.ssa Annamaria Lusardi.

a cura della Redazione