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Cassazione: solo la legge può prevedere l’età di collocamento a riposo


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Con la sentenza n. 34703 del 16.11.2021, la Cassazione afferma che la materia del collocamento a riposo d'ufficio, in quanto strettamente legata ad esigenze e bisogni connessi al buon andamento della P.A. (art. 97 Cost.), è riservata a disposizioni di legge, inderogabili dalla contrattazione collettiva.

Il fatto affrontato

Il lavoratore, Aiutante Ufficiale Giudiziario, ricorre giudizialmente al fine di ottenere la declaratoria del diritto a rimanere in servizio sino al compimento del 70° anno di età.
A fondamento della predetta domanda, il medesimo deduce che la contrattazione collettiva di settore aveva progressivamente condotto all'avvicinamento della figura dell’Ufficiale Giudiziario a quella del Funzionario UNEP, per il quale era prevista appunto l’età pensionabile di 70 anni.
La Corte d’Appello rigetta la predetta domanda, rilevando – tra le altre cose – che la materia del collocamento a quiescenza non può in alcun modo essere influenzata dalla contrattazione collettiva.

La sentenza

La Cassazione - confermando quanto stabilito dalla Corte d’Appello - rileva, preliminarmente, che la normativa ha nettamente distinto le due richiamate professionalità prevedendo concorsi separati e titoli di ammissione distinti.

In particolare, secondo i Giudici di legittimità, non è mai stata estesa agli Ufficiali Giudiziari la norma che consente ai Funzionari UNEP di andare in pensione a 70 anni, con la conseguenza che la prima categoria di lavoratori rimane soggetta al limite di età stabilito per gli impiegati civili dello Stato.

Per la sentenza, inoltre, concorre un altro elemento che fa propendere per il rigetto del ricorso.
Le disposizioni di legge sul collocamento a riposo d'ufficio non sono, infatti, derogabili dalla contrattazione collettiva, avuto riguardo ai principi espressi dall'art. 97 Cost.

Su tali presupposti, la Suprema Corte rigetta il ricorso del lavoratore.

A cura di Fieldfisher