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Corte dei conti : PNRR, speso solo il 6% dei fondi con ritardo su metà delle misure


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Quello che fino a pochi giorni fa era un dubbio ora appare come una certezza, sull'Italia grava un ritardo nella realizzazione dei progetti PNRR e sulla spesa dei fondi. Ritardo che si rispecchia nelle verifiche intorno alla terza rata che arriverà in ritardo, forse in formato ridotto rispetto ai 19 miliardi previsti. Per rimediare si rende necessaria una revisione del piano con l’estromissione di alcuni progetti di dubbia utilità. 

La Corte dei Conti nella sua ultima Relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, oltre a tirare le somme degli obiettivi previsti per il secondo semestre 2022, e per i primi sei mesi 2023, fa luce sull’andamento reale   delineando un quadro critico sul piano finanziario. 

Per il 2022 la ricognizione evidenzia che “risultano tutti conseguiti i 55 obiettivi del secondo semestre 2022”. In particolare, “38 iniziative hanno esaurito gli obiettivi europei”. 

Nell’ultimo semestre del 2022 e nella prima parte del 2023 i buoni risultati sono stati raggiunti anche grazie alle riforme strutturali in particolare nel settore della giustizia civile e penale, in quello della concorrenza e delle politiche attive del lavoro, senza dimenticare il settore dell’ Istruzione, dove l’approvazione della riforma degli istituti tecnici e l’ istituzione del Sistema terziario degli ITS costituiscono tutti passaggi in grado di incidere positivamente sulla capacità di generare figure professionali ad alta occupabilità, funzionali a ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. 

Ma la stessa Corte evidenzia come centrare gli obiettivi europei non significa necessariamente realizzare gli investimenti e le misure previste dal PNRR. Le 38 misure “non possono naturalmente considerarsi ultimate, in quanto le stesse potrebbero necessitare di step realizzativi ulteriori, rispetto agli obiettivi concordati in sede europea”. 

I dati apparentemente incoraggianti sul livello di spesa risultano trainati da misure preesistenti, “vale a dire i crediti d'imposta del piano Transizione 4.0 relativi ai beni strumentali innovativi e alle attività di formazione e i bonus edilizi", per in quali "in entrambi i casi si è registrato un livello di spesa molto più elevato di quanto previsto”. Al netto di queste due voci il livello di attuazione finanziaria scende al 6%”. 

Fonte: Corte dei Conti