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Cassazione: metodo di calcolo del periodo di comporto determinato in mesi


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Con la sentenza n. 9751 del 10.04.2019, la Cassazione afferma che il periodo di comporto determinato in mesi deve essere computato secondo il calendario comune in base all’effettiva consistenza dei mesi stessi e non considerandoli tutti di durata pari a 30 giorni.

Il fatto affrontato

Il lavoratore impugna giudizialmente il licenziamento irrogatogli per superamento del periodo di comporto prolungato pari a 18 mesi.
La Corte d’Appello respinge la predetta domanda, ritenendo che, per convertire in giorni tale periodo, non potesse farsi applicazione della regola legale del calendario comune prospettata dal lavoratore [365 (giorni): 12 (mesi) x 18 (mesi) = 547,56 giorni], ma dovesse piuttosto farsi riferimento al mese come unità convenzionalmente pari a trenta giorni [quindi 30 (giorni) x 18 (mesi) = 540 giorni].

La sentenza

La Cassazione, ribaltando quanto stabilito dalla Corte d’Appello, afferma che il periodo di comporto determinato in mesi deve essere computato, salvo diversa volontà delle parti sociali, secondo il calendario comune in base all'effettiva consistenza degli stessi, per il principio desumibile dall'art. 2963, comma 4, c.c. e dall'art. 155, comma 2, c.c.

Per i Giudici di legittimità, la ratio sottesa a tale principio è quella di utilizzare un criterio di calcolo che sia il più attinente possibile alla realtà, posto che il computo ex numeratione dierum (che considera il mese pari sempre a 30 giorni) porterebbe ad una durata dell’anno di 360 giorni in luogo dei 365 giorni come è da calendario.

Per la sentenza, ne consegue che, nel caso di comporto per sommatoria, vige la regola secondo cui sia il termine interno, corrispondente alla somma delle assenze causate dai singoli episodi morbosi, che quello esterno, costituito dall'arco di tempo entro il quale i singoli episodi morbosi devono rientrare senza pregiudizio per la conservazione del posto di lavoro, devono essere fissati secondo la effettiva consistenza che i mesi hanno in base al calendario comune e non già assumendone una durata convenzionale fissa costituita da un predeterminato numero di giorni (nella specie trenta).

Su tali presupposti, la Suprema Corte accoglie il ricorso del lavoratore, ritenendo errato il metodo di calcolo del periodo di comporto utilizzato dalla Corte d’Appello.

A cura di Fieldfisher