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Cassazione: INPS litisconsorte necessario nei giudizi volti alla regolarizzazione contributiva


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Con l’ordinanza n. 29637 del 22.10.2021, la Cassazione afferma che il giudizio instaurato dal lavoratore al fine di chiedere al datore la regolarizzazione della propria posizione lavorativa, necessita la presenza in causa anche dell'INPS, quale diretto interessato all'accertamento giudiziale e destinatario del pagamento.

Il fatto affrontato

La lavoratrice ricorre giudizialmente al fine di chiedere la condanna dell’ex datore al versamento, all'INPS, delle differenze contributive inerenti al periodo compreso tra la data dell'esodo volontario e incentivato e quella della maturazione del trattamento pensionistico.
La Corte d’Appello rigetta la predetta domanda, sul presupposto che la società aveva correttamente determinato la contribuzione figurativa, inerente a tale lasso temporale, sulla scorta della retribuzione comprensiva delle sole voci fisse.

L’ordinanza

La Cassazione rileva, preliminarmente, che è necessaria la partecipazione al processo di tutti i soggetti della situazione sostanziale dedotta in giudizio, al fine di non privare la decisione (indipendentemente dalla sua natura di condanna, di accertamento o costitutiva) dell'unitarietà connessa con l'esperimento dell'azione proposta.

Per la sentenza, tale principio vale anche in ambito previdenziale, ove l’INPS non può che essere una parte necessaria del giudizio in cui un dipendente chieda la condanna del proprio datore al pagamento all'ente previdenziale dei contributi dovuti sulla propria prestazione lavorativa.

Secondo i Giudici di legittimità, l’Istituto previdenziale, infatti, è, non solo, interessato all'accertamento giudiziale sull'esistenza e durata del rapporto di lavoro e sulla misura della retribuzione imponibile, ma anche destinatario del pagamento della contribuzione.

Su tali presupposti, la Suprema Corte dichiara la nullità del giudizio per difetto di integrità del contraddittorio.

A cura di Fieldfisher